Calendario della mostra |
44a Mostra Micologica
Città
di
Saronno |
Sala Nevera
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Casa Morandi
-
Viale Santuario
Apertura e Inaugurazione
Sabato 5 ottobre
-
ore 10
Esposizione funghi e consulenza
micologica
Materiale divulgativo (libri, manifesti) |
Sabato 5 ottobre 2019 dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e
dalle 14.30 alle 19.30 Domenica 6 ottobre 2019 dalle ore 09.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00 |
Ingresso libero |
Saluto del Presidente |
Cari amici,
visitatori e sostenitori, a nome del Consiglio
Direttivo e di tutti i soci del Gruppo
G.Ceriani, Vi porgo il saluto ed il benvenuto
alla 44° Mostra Micologica Città di Saronno. |
Per questo appuntamento, che si è meritato un posto fisso nelle tradizionali manifestazioni autunnali della città, i nostri soci hanno profuso il massimo impegno nella raccolta dei funghi da esporre, nell’allestimento della Mostra e nella preparazione di questo fascicolo.
Quest’anno si è
voluto dedicare la pubblicazione al genere
Amanita, uno dei più affascinanti per le specie che gli
appartengono, tra le quali il “Re” dei funghi
commestibili (Amanita
Cesarea) e il "Killer" per eccellenza, il
maggior responsabile di avvelenamenti da funghi
con esito letale (Amanita
Phalloides).
Consiglio come
sempre una attenta lettura che potrà fornire
utili indicazioni a chi si avvicina al mondo dei
funghi
e nel contempo un buon ripasso a chi è un
po’ più esperto.
Ringrazio
l’Amministrazione Comunale che come ogni anno
qualifica la Mostra con il Patrocinio, gli amici
sponsor che con il loro sostegno ci permettono
di proseguire il nostro cammino, i soci e tutti
coloro che ci onoreranno della loro presenza
visitando la nostra esposizione.
Infine vorrei
ricordare un socio, un componente del
direttivo, ma soprattutto un grande Amico di
tutti noi che è scomparso nel mese di maggio
lasciando un vuoto difficilmente colmabile :
Ciao Enzo ! |
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Il Presidente
Marco Misani |
Attività 2019 |
Tutti i lunedì dalle ore 21
Incontri in sede con osservazione e
studio funghi dal vero. |
11-18-25 marzo
Proiezioni: “Introduzione allo studio dei
funghi: 1a, 2a e 3a parte”.
15 aprile
Assemblea dei Soci.
05 maggio
Partecipazione alla XXIIma
edizione “Associazioni in Piazza” di Saronno.
06 maggio
Proiezione: “Presentazione bollettino
2019: La Amanite, I funghi perfetti”.
13 maggio
Proiezione: “I Funghi più belli del
2018”.
20 maggio
Proiezione: “Parliamo di tartufi”.
27 maggio
Proiezione: “Relazione sul Comitato
Scientifico Nazionale 2018 - Lecce”.
19-22 settembre
Gita di studio in località Mezzana (TN) -
Hotel Monte Giner.
28 sett. - 03
ott.
80° Comitato Scientifico Nazionale -
Acquapartita (FC).
05-06 ottobre
44a Mostra Micologica Città di
Saronno.
27 ottobre
Pranzo sociale.
16 dicembre
Chiusura anno Micologico con brindisi in
Sede.
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Per comunicare ai Soci in modo tempestivo le iniziative del Gruppo, invitiamo tutti coloro che ne siano in possesso e che lo desiderino a comunicare il proprio indirizzo di Posta Elettronica alla nostra Segreteria all'indirizzo e-mail: ambsaronno@gmail.com. Il Consiglio Direttivo garantisce la scrupolosa osservanza delle norme vigenti in materia di Privacy.
Ricordiamo inoltre che nel sito Internet del
Gruppo denominato
www.ambsaronno.it
sarà possibile, dall’inizio dell’anno nuovo,
prendere visione del nostro PROGRAMMA ANNO 2020.
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Gruppo Micologico “G. Ceriani”o:p>
Via
Parini 54 – 21047 Saronno
(presso ex scuola Pizzigoni) |
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Le Amanite: I funghi perfetti | |||
Le
Amanite
sono senza dubbio i funghi con la struttura più
evoluta, assommando in se tutte le
caratteristiche morfologiche che è possibile
trovare nei funghi superiori; sono quindi funghi
completi in ogni parte e quindi a buona ragione
possono essere definiti "I funghi perfetti".
In particolare per la presenza contemporanea del velo parziale, membrana che protegge la zona imeniale preposta alla produzione delle spore, e del velo generale, che protegge tutto il carpoforo nello stadio primordiale.
Questi 2 veli
negli esemplari adulti si ritrovano
rispettivamente come anello pendulo nella parte
alta del gambo (salvo nelle specie della Sezione
Amanitopsis dove il velo parziale è fugace)
e come volva alla base del gambo, oppure, quando
di consistenza non membranosa ma farinosa, come
ornamentazioni alla base del gambo e come
fiocchetti sulla superficie del cappello.
Le
Amanite
vivono generalmente in simbiosi con le conifere
e le cupulifere, piante il cui frutto è
circondato alla base da una specie di scodellina
semi-legnosa oppure da un involucro spinoso,
quali castagno, quercia e faggio.
.
Le
Amanite
di regola (salvo le già citate
Amanitopsis) sono identificabili da persone
esperte già dai caratteri morfologici, e questo
è sicuramente importante in un Genere che fra
l'altro comprende la specie considerata il
miglior commestibile (Amanita
caesarea), e quelle decisamente più
pericolose tra le velenose mortali (A.
phalloides,
A. virosa, A. verna). .
Le
Amanite
in Europa sono oltre 50. In questo fascicolo
tratteremo le specie tra le più significative,
principalmente per diffusione e caratteristiche
di commestibilità in positivo e in negativo,
sempre con l'intento di indirizzare gli
appassionati ad una raccolta quanto più
possibile consapevole e prudente.
Da evidenziare
che i funghi superiori si dividono in 2 grandi
Classi:
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Le Amanite: Collocazione tassonomica e morfologica |
Le Amanite
appartengono a:
Classe Basidiomycetes,
funghi in cui le spore sono prodotte all'esterno
del carpoforo,
Ordine
Amanitales, funghi
terricoli a struttura evoluta per l'eterogeneità
fra gambo e cappello, le lamelle libere al
gambo, la presenza di evidenti residui del velo
generale e del velo parziale,
Famiglia
Amanitaceae, funghi con le
caratteristiche dell'Ordine,
Genere
Amanita, funghi con le caratteristiche della Famiglia, mai con
velo generale vischioso.
Il Genere
Amanita
è poi suddiviso in svariate Sezioni, tra le
quali merita un cenno particolare la Sezione
Amanitopsis, le cui specie hanno velo
parziale fugace, che quindi sul carpoforo
dell'adulto non lascia sul gambo un anello, ma
solo decorazioni quali squamule,
fiocchetti, fibrille, ecc.
Il Genere
Amanita
comprende funghi di regola terricoli, di
svariata taglia, normalmente da medio-piccola a
medio-grande, con
carne
spessa, eterogenei cioè con discontinuità
strutturale tra gambo e cappello tale da
renderli facilmente separabili. Nello stadio
primordiale ("primordim") ma già affioranti dal
terreno si presentano sotto forma di ovoli,
mentre nello stadio adulto si possono osservare
il
cappello, di forma piuttosto regolare
ricoperto da una
cuticola talora con striature
al margine e non di rado ornata da
verruche
o placche;
nella parte inferiore è presente la zona fertile
cioè l'
imenoforo costituito da
lamelle
libere al gambo, sulle quali le microscopiche
spore
crescono su
basidi
di regola tetrasporici; la polvere sporale
(spore in massa) è tipicamente bianca. Il
cappello è sorretto da un gambo centrale, ornato
nella parte superiore dai residui del velo
parziale, di regola un
anello.
alla base, talora ingrossata a forma di
bulbo, dai residui del velo generale (volva,
cercini,
ecc.). |
Fasi di sviluppo di un' Amanita tipica (Amanita phalloides) e parti principali della sua struttura. |
Amanita phalloides, mortale, la più pericolosa | |||
Amanita phalloides, con volva membranosa, gambo con bande a zig-zag, cappello di regola verde.
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Le statistiche
parlano chiaro, il 95% degli avvelenamenti
mortali da funghi in Italia è dovuto all’Amanita
phalloides, vero pericolo pubblico “numero
uno”, killer spietato, a buona ragione talora
nominato “angelo della morte”. Saperla
riconoscere senza ambiguità in tutti i suoi
molteplici “travestimenti” ci mette quindi al
riparo dalla maggior parte dei rischi più gravi
dovuti all’utilizzo dei funghi per uso
alimentare; una vera e propria assicurazione
sulla vita.
Come subdolo
assassino non gli manca proprio niente: un
veleno potentissimo in grado di uccidere a dosi
bassissime (meno di 1 grammo di fungo per ogni
chilogrammo di peso corporeo); una diffusione
vastissima in tutta la penisola, in particolare
sotto latifoglie, in boschi e parchi cittadini
per un periodo piuttosto lungo, da inizio estate
fino ad autunno inoltrato; un elevato
polimorfismo che può indurre in confusione con
numerose altre specie, sia del medesimo genere
Amanita
che di altri generi (logicamente per cercatori
non realmente esperti);
un sapore e una consistenza gradevoli al
palato; nessun segnale premonitore per molte ore
dopo l’ingestione dei gravi danni epatici in
corso. |
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Amanita phalloides, nel Parco di via Radice | Amanita phalloides, nel Parco dell'Aquilone. |
Amanita virosa e Amanita verna, le altre mortali | |||
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Amanita virosa
a classico portamento, slanciato con cappello a
lungo irregolarmente campanulato.
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Amanita virosa
e
Amanita verna sono velenose mortali
analogamente ad
Amanita
phalloides, ma di questa meno "tristemente
famose" in quanto molto meno frequenti e molto
meno diffuse.
Amanita
virosa, dal portamento slanciato,
cappello a lungo irregolarmente campanulato,
gambo fioccoso bambagioso con un anello sottile
e poco persistente appena sotto l'apice e bulbo
basale avvolto da una volva membranosa, cresce
principalmente nei boschi di conifere, anche
copiosa nei luoghi di crescita, che
fortunatamente risultano abbastanza sporadici.
Amanita verna,
è un sosia quasi perfetto a cappello bianco di
Amanita
phalloides, che pure può presentarsi talora
con cappello bianco nella varietà
alba.
Tuttavia è, contrariamente a quest'ultima
tipicamente di fine estate-autunno, specie
primaverile dei boschi temperati di latifoglie,
in particolare di querce e castagni, piuttosto
frequente solo nei boschi litoranei, rara
altrove.
Entrambe possono
essere confuse con i "prataioli" commestibili dei
boschi a cappello bianco, quale
Agaricus
sylvicola, che tuttavia non hanno volva,
hanno lamelle presto rosa e a maturità
intensamente colorate di bruno-porpora, e hanno
tutti odore gradevole di anice o mandorle amare. |
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Amanita virosa, autunnale come A.phalloides. | Amanita verna, la "tignosa di primavera". |
Amanita muscaria il fungo delle fiabe | |||
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Amanita muscaria, nelle varie fasi dello sviluppo, in una pecceta del trentino.
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Amanita muscaria
è fungo velenoso ma non mortale: una persona
adulta dovrebbe ingerirne alcuni chili per
"passare a miglior vita". Contiene anche
sostanze allucinogene, e animali del bosco ne
sono ghiotti forse proprio per questo: in Russia
branchi di cervi sono stati rinchiusi in recinti
per poter essere disintossicati. Anticamente
questo fungo era usato, con acqua e zucchero,
per combattere le mosche che, posandovisi sopra
e succhiando i veleni presenti soprattutto
proprio sulla cuticola rossa, morivano dopo poco
tempo: da cui il nome specifico "muscaria".è considerata
"spia dei porcini"; in effetti per la sua
crescita nei medesimi periodi, nei medesimi
habitat e inevitabilmente nei medesimi "angoli"
del bosco del
Boletus
edulis, questa credenza ha una base di
verità, ma purtroppo con molte eccezioni.
Amanita muscaria
per il suo aspetto bello e suggestivo,
caratterizzato soprattutto dal cappello rosso
brillante cosparso di piccole verruche bianche,
in grande risalto nel verde del bosco, ha da
sempre acceso la fantasia popolare e
innumerevoli sono le sue raffigurazioni, in modo
particolare quando il fungo è chiamato a
rappresentare il mondo del fantastico e
dell'irreale o del fiabesco. |
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Amanita muscaria, presente anche a Saronno | Amanita muscaria a Saronno (giardino privato) |
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Amanita pantherina, sosia insidioso | |||
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Amanita pantherina, velenosa. Simili le commestibili
A.spissa, A.rubescens e
A. franchetii
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Amanita pantherina deve il suo nome specifico all'aspetto della superficie del cappello
bruno cosparso di verruche bianche che ricorda,
se pur a colori invertiti, il mantello a macchie
della
pantera (nome generico per indicare alcuni
felidi, ma correttamente da un punto di vista
zoologico il termine pantera è da considerarsi
sinonimo di leopardo, scientificamente
Panthera
pardus).
I suoi principali
caratteri distintivi sono il cappello con il
margine striato, oltre al già citato aspetto
maculato, e la base del gambo ingrossata in un
bulbo subgloboso ricoperto da una guaina
aderente, quindi non una vera e propria volva,
con subito sopra uno o due cerchi in rilievo
molto tipici.
Amanita pantherina
cresce sia nei boschi di conifere che di
latifoglie, in particolare cupulifere; è specie
velenosa, e pur essendo raramente mortale
tuttavia può essere causa di intossicazioni
gravi. Più o meno simili sono le commestibili
Amanita spissa (soprattutto - vedi),
Amanita rubescens (vedi), e
Amanita franchetii (ex
Amanita
aspera - vedi sotto), specie meno comune
delle precedenti, caratterizzata dall'anello con
margine tipicamente giallo, con base del gambo
ingrossata ma priva di un vero e proprio bulbo,
con volva aderente presto dissociata in
fiocchetti. |
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Amanita pantherina in un parco di Saronno | Amanita franchetii (ex Amanita aspera) |
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Amanita junquillea, un pericolo in più | |||
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Amanita junquillea
(ex
Amanita
gemmata), in esemplari molto tipici.
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Amanita junquillea, conosciuta in passato come Amanita gemmata, per le placchette membranacee bianche, simili a gemme, disposte irregolarmente sul cappello di colore giallo caldo
pallido, giallo
primula, è inoltre caratterizzata dal margine
del cappello striato, dall'anello posizionato
nella zona sopramediana, piuttosto sottile,
presto dissociato o anche evanescente, quindi in
tal caso non più osservabile nell'adulto, dal
gambo a base bulbosa ricoperta da una volva
membranacea, sottile, aderente, di norma
circoncisa all'orlo, talora dissociata in
bracciali.
Amanita
junquillea
in passato considerata "commestibile buono" è
ora annoverata tra le specie tossiche che
inducono "sindrome pantherinica", se pur in modo
leggero ed incostante.
è specie
a crescita precoce, da aprile-maggio fino a
giugno rispettivamente nei boschi collinari e
montani, sia di latifoglie che di conifere, dove
è piuttosto diffusa. Morfologicamente è
abbastanza simile ad
Amanita
pantherina nelle forme a cappello un po'
decolorato ed ha qualche affinità anche con
Amanita
eliae, tuttavia con gambo profondamente
infisso nel terreno e privo di bulbo basale.
Amanita citrina, ha cappello giallo citrino
a margine non striato ed ha odore rafanoide. |
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Amanita junquillea, sotto conifere. | Amanita junquillea, sotto latifoglie. |
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Amanita spissa, la doppia Amanita | |||
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Amanita spissa, magnifici esemplari a Misinto, nel Parco delle Groane - "Bosco del Curato".
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Amanita spissa
è caratterizzata dal cappello, a margine non
striato, di colore uniforme brunastro o
grigio-brunastro, ricoperto da placche
grigio-beige o biancastre di dimensioni e
disposizione disordinate tali da evocare una
cartina geografica, dal gambo robusto, bianco
con screziature più scure, munito di anello
ampio e tenace, con base bulboso-napiforme
ornata dai residui del velo generale dissociato
in squamette orizzontali.
Di
Amanita
spissa esiste una entità vicina,
Amanita
excelsa, con cappello più sui toni del
grigiastro e tendenzialmente quasi privo di
verruche, con gambo ingrossato, ma non bulboso,
ben infisso nel terreno. Autorevoli autori
considerano le due entità semplici varietà: in
tal caso per priorità di pubblicazione si
dovrebbe parlare non di
A spissa
ma di
Amanita excelsa var.
spissa.
Amanita spissa è specie commestibile non
di particolare pregio: questo
fatto unito alla possibile
confusione con
Amanita pantherina, ne
sconsiglia decisamente la
raccolta per uso alimentare.
Altre specie simili,
commestibili ma ugualmente da
evitare, sono
Amanita rubescens, a carne
rosso-vinoso per esposizione
all'aria, e
Amanita franchetii, con
residui dei veli sfumati di
giallo.
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Amanita spissa, con cappello tipico. | Amanita excelsa (Amanita spissa var.excelsa |
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Amanita rubescens, l'Amanita più diffusa | |||
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Amanita rubescens,
ubiquitaria, decisamente la più diffusa tra le
Amanite.
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Pur crescendo abbondante e molto
diffusa,
Amanita rubescens non è
ascesa alla notorietà come
Amanita muscaria, per il suo
aspetto più "discreto", ben
mimetizzata nel sottobosco e non
chiaramente distinguibile a
colpo d'occhio sul terreno da
molte altre specie fungine.
Le sue caratteristiche
distintive sono le piccole
verruche fittamente distribuite
sul cappello, di colore
grigio-ocraceo e quindi non
bianche, la base del gambo a
bulbo ovoidale ricoperto da una
volva aderente concolore al
gambo, molto presto dissociata
in residui fioccosi tendenti a
disperdersi e la carne con
tendenza al colore rosso vinoso
sia nella superficie del gambo,
sia all'interno al taglio e in
particolare nei punti erosi
dalle larve, caratteristica
questa del colore che le è valso
il nome volgare, universalmente
riconosciuto, di "Amanita
vinosa".
Amanita rubescens
è specie commestibile dopo
adeguata cottura, e c'è chi
giura pure di buona qualità,
almeno utilizzando esemplari
giovani e freschi; tuttavia la
possibile presenza nei medesimi
habitat di specie simili
potenzialmente pericolose, quale
soprattutto
Amanita pantherina, ne
sconsigliano prudenzialmente la
raccolta per uso alimentare. |
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Amanita rubescens, in varie fasi di sviluppo | Amanita rubescens, in un parco di Saronno. |
Amanita ovoidea, no grazie !!! | |||
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Amanita ovoidea, splendido esemplare non ancora schiuso, solitario in bosco di latifoglie
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L’Amanita
ovoidea è volgarmente
conosciuta in molte località
come "farinaccio" appunto
per il suo aspetto “farinoso”,
ma anche “ovolo bianco”. E’ un fungo che predilige soprattutto le zone temperate e in particolare
i boschi litoranei di querce e
pini, dove cresce spesso molto
abbondante. Per questo in
alcune regioni litoranee, in
particolare di Francia e Italia,
la ricerca per il consumo e la
commercializzazione dell’Amanita
ovoidea ha subito in tempi
relativamente recenti una
notevole ascesa. E in alcune
regioni dell’Italia
centro-meridionale è stato
inserito nell’elenco ufficiale
delle specie commercializzabili.
Come sempre accade in queste
circostanze, puntuale come un
orologio svizzero, ecco le prime
notizie di intossicazioni
attribuite al “farinaccio”. Non
ci scappa il morto ma non si
tratta neppure di banali mal di
pancia, perché in molti casi si
è dovuto ricorrere a dialisi per
forme acute di insufficienza
renale. Ma in realtà nel piatto
dei malcapitati micofagi non
c’era l’Amanita
ovoidea, ma il suo sosia
Amanita proxima, una specie
con contenuto, in concentrazioni
elevate, di “norleucina”, una
sostanza che induce una grave
sindrome a latenza ritardata
(sindrome norleucinica), con
danno renale grave anche se
generalmente reversibile.
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Amanita ovoidea, volva bianca o appena ocra. | Amanita proxima, volva completamente ocra. | ||
L’ Amanita
proxima è un sosia subdolo in quanto si
distingue dal “farinaccio” solo per alcuni
dettagli piuttosto ambigui: la sua volva è
ocracea anche in esemplari giovani già nelle
prime fasi dello sviluppo (nell’ovoidea è
inizialmente bianca poi si colora solo alla
sommità), la taglia è mediamente più ridotta e
l'anello è semimembranoso e quindi più
persistente. L’Amanita
proxima/i> è più rara, ma ha la pessima
abitudine di crescere nelle medesime località e
nei medesimi periodi. |
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Ma
c’è altro. Sembra proprio che il “farinaccio”,
proprio lui e non il suo sosia, sia stato
responsabile di intossicazioni a sindrome
gastrointestinale, di gravità proporzionale al
quantitativo ingerito. E ormai vari autori
considerano l’Amanita
ovoidea tossico per sindrome
gastrointestinale. Poiché sono in molti quelli
che si vantano di mangiare il “farinaccio”
impunemente da anni, ed in alcune zone in realtà
non sono mai state segnalate intossicazioni, è
possibile che ci troviamo di fronte ad un fungo
a composizione chimica variabile in funzione
della località di crescita. “Non commestibile in quanto sospetto” deve essere considerata quindi al momento la sua classificazione più corretta, sicuramente un secondo buon motivo per lasciarlo nel bosco. |
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Un terzo buon motivo, ancora più serio, è la possibile confusione con la mortale Amanita phalloides nella sua varietà “alba” a cappello bianco, non particolarmente rara e che può crescere nei medesimi boschi e nel medesimo periodo, risultando in certi stadi di sviluppo molto simile. Facile quindi che possa finire nel cesto se non si è veramente esperti e non si ha l’accortezza di controllare uno a uno tutti gli esemplari raccolti. E allora sorge spontanea una domanda: quanti tra i tanti avvelenamenti attribuiti all’Amanita phalloides,, di cui abbiamo notizia ogni anno, sono stati a carico di cercatori del popolare “farinaccio” caduti in questo tranello mortale? | |||
Amanita ovoidea, con volva inizialmente bianca, poi eventualmente ocra solo nella parte
alta. |
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Amanita vittadinii, e le altre bianche ornamentate | |||
Amanita vittadinii, nelle varie fasi dello sviluppo, sempre bellissima.
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Nei boschi
litoranei è possibile incontrare con relativa
frequenza delle Amanite bianche, molto rare
altrove, bellissime soprattutto per le loro
pronunciate ornamentazioni, residuo del velo
generale friabile. Queste Amanite, tutte
commestibili ma prudenzialmente assolutamente da
evitare, quindi non hanno una volva membranosa
alla base del gambo come per esempio in
Amanita phalloides o in
Amanita virosa e
Amanita
verna, le bianche mortali.
La più bella e imponente per le grandi
dimensioni è
Amanita vittadinii, dedicata al micologo milanese Carlo
Vittadini (1880 - 1865), caratterizzata dalla
presenza di verruche per lo più piramidali su
tutto il cappello e squamette su tutto il gambo
dalla base fino all'anello.
Amanita strobiliformis,
pure di grandi dimensioni, presenta cappello
ricoperto di placche verrucose di colore
bruno-grigiastro e gambo a base napiforme sopra
la quale sono presenti fiocchetti fino a metà
gambo. L'anello è fioccoso-cremoso, posizionato
alla sommità del gambo.
Amanita gracilior ha
cappello con verruche piramidali
meno detersili che in
A. vittadini, e gambo a base napiforme più simile a quello di
A. strobiliformis, ma
l'anello è posizionato più in
basso.
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Amanita strobiliformis, con placche colorate | Amanita gracilior, con verruche piramidali. |
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Amanita citrina, l'Amanita "ravanello" | |||
Amanita citrina, caratteristica per cappello giallo limone, grosso bulbo sferico
e odore rafanoide.
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Amanita citrina
è fungo molto comune, sia in boschi di conifere
che di latifoglie. Un tempo era ritenuta
velenosa e per riabilitarla la Società
Micologica di Francia durante una sessione
tenuta in Normandia nel 1925 la fece mangiare ai
suoi membri. Nessuno di essi "tirò le cuoia", ma
tutti la giudicarono di sapore disgustoso.
La sua antica
fama di fungo velenoso era presumibilmente
dovuta alla sua reale somiglianza con la
velenosa mortale
Amanita
phalloides, in particolare quando con
cappello giallastro (Amanita
phalloides forma
citrina)
invece che verdognolo, come di norma.
Per un cercatore
esperto
Amanita citrina è comunque facilmente
distinguibile per la presenza sul cappello da
placchette irregolari giallo-ocracee, per la
base del gambo allargata in un ampio bulbo
subsferico e marginato ricoperto da una volva
circoncisa bianca poi ocracea, aderente e non
libera, infine per il forte odore distintamente
rafanoide.
Da quanto esposto
risulta quindi quasi superfluo raccomandare di
escludere
Amanita
citrina dalle "prede" da destinare ad
uso alimentare. |
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Amanita citrina, nelle varie fasi dello sviluppo. | Amanita phalloides, nella forma citrina. |
Amanita porphyria, l'Amanita d'alta quota | |||
Amanita porphyria, l'Amanita con i veli violacei che preferisce le abetaie d'alta
quota.
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Amanita porphyria
ha come caratteri distintivi le colorazioni su
tonalità grigio ardesia - brunicce, talora con
sfumature violette più o meno pronunciate,
sfumature violette presenti anche su volva,
anello e come zigrinature sul gambo; inoltre il
margine del cappello non striato, la base del
gambo bulboso-marginata e il forte odore
rafanoide.
è specie
pressoché ubiquitaria, ma con predilezione per
le abetaie d'alta quota, abbondante nelle zone
di crescita anche se non ovunque diffusa. Per lo
più poco conosciuta, è talora scambiata con le
Amanite
a cappello grigio della Sezione
Amanitopsis, che tuttavia hanno il margine
del cappello striato e non hanno anello, e con
Amanita
excelsa, il cui cappello ha tonalità simili,
che tuttavia non ha sfumature violette, non ha
base del gambo bulboso-marginata e non ha odore
rafanoide.
Amanita citrina
ha struttura
simile, in particolare per il grosso bulbo
basale, ed ha il medesimo forte odore rafanoide,
ma il cappello è giallo pallido. Amanita porphyria è indicata come non commestibile per le proprietà organolettiche veramente scadenti e non per presenza di principi tossici. |
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Amanita porphyria, in varie fasi dello sviluppo. | Amanita porphyria, con gambo ben zigrinato. |
Amanita eliae, frutto prezioso dei nostri boschi | |||
Amanita eliae, stupendo esemplare al Parco delle Groane nel territorio di
Misinto.
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Quando il tepore
della primavera inoltrata ci invita a entrare
nei boschi, nel vicino Parco delle Groane, sotto
quercia ben nascosta tra le foglie, si può
incontrare l’Amanita
eliae, una specie rara dalla vita effimera,
segnale inequivocabile che la stagione
micologica sta per cominciare.
Veramente un incontro interessante quello con l’Amanita eliae, quando si ha la fortuna di trovare per la prima volta
esemplari belli e
lussureggianti, e non si capisce
immediatamente cosa si ha tra le
mani, per il cappello striato al
margine come in una
Amanitopsis, alla quale si
contrappone, differentemente da
queste ultime, la presenza di un
vero e proprio anello ben
sviluppato sul gambo. Ma
l’incontro con l’Amanita
eliae non è facile perché la
sua crescita non è mai
abbondante, sempre in esemplari
isolati o in piccoli gruppi,
perché il più delle volte è ben
mimetizzata nel sottobosco
nascosta tra le foglie, perché
il suo periodo di crescita è
brevissimo e la sua vita
effimera come quella di una
farfalla: un esemplare spuntato
la mattina non vedrà il giorno
successivo in buono stato. E per
questo contribuiscono anche le
lumache del bosco che ne sono
ghiotte e spesso la aggrediscono
quando ancora non emersa dallo
strato di fogliame.
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Amanita eliae, ben mimetizzata tra le foglie. | Amanita eliae, aggredita dalle lumache | ||
Fragile e ricca di
decorazioni
Per poter
ammirare in tutta la sua bellezza questo
fragilissimo fungo è indispensabile vederlo in
habitat; e per poter catturare una bella
immagine con tutte le sue caratteristiche
decorazioni intatte, devono essere minime le
manipolazioni durante la raccolta,
particolarmente critica per il gambo
profondamente infisso nel terreno.
Praticamente
impossibile pensare di trasportarlo senza
danneggiarlo sensibilmente, e godere della sua
fragile bellezza è quindi cosa per pochi.
Come in tutte la Amanite
ci si deve attendere di trovare due veli, quello
generale che racchiude completamente il fungo
nel primo stadio dello sviluppo, e quello
parziale che congiunge inizialmente il margine
del cappello al gambo come protezione delle
lamelle. Il velo generale non è membranoso, per
cui non lascia una volva ben formata alla base
del gambo, come in
Amanita
phalloides e in
Amanita
caesarea,, ma è fioccoso-cotonoso e tende a
dissociarsi lasciando residui disposti
disordinatamente alla base del gambo e,
talvolta, sulla superficie del cappello; mentre
il velo parziale è più consistente e,
all’apertura del cappello, origina un anello ben
formato, se pur fragile, nella parte alta del
gambo. |
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Rara e poco
conosciuta
L’Amanita
eliae è considerata specie molto rara,
tuttavia è possibile trovarla proprio nei
"nostri" boschi, in particolare nei querceti del
Parco delle Groane, motivo di grande orgoglio
per il nostro Gruppo Micologico.
Riguardo le
caratteristiche di commestibilità, l’Amanita
eliae è da considerasi tecnicamente “non
commestibile in quanto di innocuità non
comprovata”. In parole più semplici, non si
hanno sufficienti prove che la si possa mangiare
senza conseguenze negative per il nostro
organismo. Ricordiamo che l’Amanita
junquillea, la specie a lei più vicina, pur
se molto più comune, solo recentemente ha
rivelato la sua tossicità. E in ogni caso la sua
importanza alimentare sarebbe fortemente
limitata dalla scarsa diffusione, dalla scarsa
abbondanza nel breve periodo di crescita, oltre
che dalla scarsa consistenza della carne. |
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Amanita eliae al Parco delle Groane nel territorio di Misinto, di fronte al
"Bosco del Curato". |
Le Amanite senza anello (Sezione Amanitopsis) | |||
Amanita
crocea, a Saronno, fedele al luogo di
crescita nel Parco Salvo d'Acquisto
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Vi sono almeno
una ventina di specie del Genere Amanita il cui velo parziale è fugace e non lascia sul gambo degli
esemplari adulti un anello, ma solo residui
forforacei o piccole squamette aderenti; specie
in passato giudicate meritevoli di un proprio
Genere autonomo, il Genere
Amanitopsis, ora, con l'avvento di tecniche
d'indagine più sofisticate, sono inserite a
pieno titolo nel Genere
Amanita,
riunite in un'unica Sezione indicata con
l'antico epiteto: Sezione
Amanitopsis.
Tutte queste specie hanno le principali caratteristiche morfologiche e il
portamento simili: il cappello
ha margine decisamente striato,
tale da meritare loro il nome
volgare di "Bubbole rigate", il
gambo, privo di anello, è ornato
da una leggerissima
pruinosità/fioccosità o
da bande/zebrature e presenta
alla base, che non è bulbosa,
una volva più o meno
membranosa/inguainante, libera
alla sommità, fragile e di
colore bianco o
bianco-grigiastro. Pure le
caratteristiche di
commestibilità sono simili: di
regola tutte indicate come
"commestibile delicato dopo
cottura"; precisazione
quest'ultima da non dimenticare,
in particolare in presenza di
Amanita crocea, molto simile
allo stadio di ovolo chiuso o
semichiuso ad
Amanita caesarea, fungo
commestibile anche da crudo
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Amanita crocea, nelle varie fasi dello sviluppo | Amanita fulva, dentro un ceppo di castagno |
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Amanita vaginata, con cappello grigio cenere | Amanita umbrinolutea, con gambo zigrinato. | ||
Tra le "Amanitopsis"
ve ne sono alcune poco comuni e veramente
difficili da classificare con sicurezza, per la
vicinanza tra specie differenti dei caratteri
morfologici, organolettici e microscopici: una
questione da veri studiosi esperti.
Tra le specie più
diffuse e/o più rappresentative ricordiamo:
Amanita crocea,
probabilmente la più facilmente identificabile
per il suo cappello di un colore aranciato più o
meno sgargiante, inizialmente campanulato poi,
quando disteso, con largo umbone convesso; il
gambo è decorato da minute scaglie concolori al
cappello.
Amanita fulva,
vagamente simile ad
Amanita
crocea, ma di taglia meno massiccia, ha
cappello più verso il rosso mattone e gambo di
aspetto più biancastro. Curiosa la sua
abbastanza comune crescita all'interno di ceppi
di castagno in decomposizione, ma solo
apparentemente lignicola.
Amanita vaginata,
capostipite di un gruppo di specie a cappello
grigio cenere, grigio perla, grigio argento,
talora sfumato di brunastro, certamente il più
complesso tra le "Amanitopsis".
Amanita umbrinolutea,
con il
cappello di colore grigio-bruno o grigio-ocra,
gambo screziato per tutta la lunghezza da bande
disposte a zig-zag concolori al cappello e volva
macchiata di rossastro.
Amanita ceciliae,
con i residui del velo generale tipicamente
tendenti al grigio-nerastro. |
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Amanita ceciliae
(ex
Amanita inaurata), dal portamento robusto e
dalle sfumature grigio-nerastre. |
Amanita caesarea, il fungo degli imperatori | |||
Amanita caesarea, con cappello arancio striato al margine, lamelle e gambo gialli e volva bianca.
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Amanita caesarea
(principali nomi volgari "ovolo", "ovolo buono",
"cocco"), è specie ben caratterizzata per il
cappello arancio intenso striato al margine, per
lamelle, gambo e anello gialli e per la volva
bianca membranosa persistente che avvolge la
base del gambo nello stadio adulto.
Commestibile
eccellente anche da crudo, nella famosa insalata
di ovoli, può essere confusa con
Amanita
phalloides (vedi), velenosa mortale,
allo stadio di ovolo, che oltre tutto è comune
nei medesimi luoghi di crescita; quindi
prudenzialmente è sconsigliato raccogliere
Amanita
caesarea allo stadio di ovolo per uso
alimentare, anche se alla sezione questo
presenta il classico profilo arancione. Può
essere confusa anche con
Amanita muscaria (vedi),
velenosa, quando si presenta con cappello privo
di verruche bianche dilavate dalla pioggia e
gambo ingiallito per l'età, ma in quest'ultima
alla base del gambo non è mai presente una volva
membranosa, ma i residui del velo generale sono
presenti come cinture squamose; infine con
Amanita crocea (vedi),
commestibile solo dopo cottura, che tuttavia è
priva di anello: può risultare pericolosa se
raccolta allo stadio di ovolo (alla sezione il
profilo interno risulta effettivamente arancio)
e consumata cruda. |
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Amanita crocea, nelle varie fasi dello sviluppo | Amanita fulva, dentro un ceppo di castagno | ||
Conosciuto e
apprezzato commestibile già al tempo degli
antichi Romani
L'Amanita
caesarea, volgarmente conosciuta come "ovolo
buono", è uno dei più apprezzati e ricercati
funghi commestibili, da molti consumato anche da
crudo.
La sua prelibatezza era già conosciuta dagli
antichi Romani
che li indusse a
definirla "Cibo degli Dei" ed a tutelare
i boschi in cui si riproduceva. Tra
questi i boschi del monte Amanos, dal quale pare
derivi il nome
Amanita, dove questi funghi erano abbondanti. Questo monte è situato
nella Cilicia Orientale, appunto
antica provincia
romana dell'Asia
Minore (Turchia)
che si estendeva lungo le coste del
Mediterraneo
dalla Panfilia
al monte Amanos,
che la separava dalla Siria.
Il suo nome specifico "caesarea" vuole significare "degna dei Cesari", cioè degli
imperatori romani, che attribuivano a questo
splendido frutto della natura un ruolo di
rilievo nella loro tavola.
Per comprendere fino a che punto fosse
apprezzata
a quei tempi l'
Amanita
caesarea, basta leggere scrittori e poeti
dell'epoca:
Plinio scrive che per i crapuloni dell'epoca,
anche se da considerarsi ambiguo e incerto,
Amanita
caesarea era un cibo tra i più celebrati
assieme a ostriche, tordi e beccafichi e
Giovenale, pur flagellando la rilassatezza
morale dei tempi, non manca di esaltare il
delicato connubio del nostro fungo col
beccafico.
Il poeta Aulo Sabino si guadagnò i favori di
Tiberio per aver composto un'ode dove esaltava
la delicatezza unica e la fragranza dell'ovolo
"cibo degno degli dei".
L'imperatore Claudio aveva molti uomini
impegnati nella ricerca di questi funghi.
Seneca, nel suo "Naturales quaestiones", ci
informa che questo "veleno voluttuoso" veniva
mangiato fumante e bollente e, facendo
riferimento all'ingordigia dell'imperatore
Claudio, tuona " ... grandi Dei, quanti uomini
lavorano per un sol ventre ...". E sarebbe stato
meglio che quel ventre non avesse avuto tali
pretese perché, stando ad alcuni autori, furono
proprio i funghi a fargli raggiungere anzitempo
l'al di là, forse per una fatale confusione con
Amanita
phalloides, forse, come indicano invece
alcuni storici, per una manipolazione dei funghi
da parte di Agrippina che intendeva favorire il
passaggio a miglior vita del coniuge per
anticipare la salita al trono del figlio Nerone. |
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Amanita caesarea, riconoscibile allo stadio di ovolo se sezionato, per il profilo
del fungo arancio. |
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In ricordo dell'amico Enzo | |||
Di solito questa pagina era dedicata alla ricetta dell’ "amico Enzo”. Purtroppo a fine maggio il nostro amico Enzo Antonazzo ci ha lasciato dopo un breve periodo di malattia, ma sempre lucido e interessato alle ultime notizie del Gruppo. |
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Non è difficile
trovare parole per una bella persona quale è
stata Enzo e ringraziarlo per quanto ha dato al
nostro Gruppo, che con le sue grandi doti umane
e comunicative, unitamente alla sua preziosa
attività operativa, ha contribuito a mantenere
unito nel tempo. Tra i suoi tanti pregi c’era
sicuramente l'umiltà: non ha mai voluto
ricoprire cariche istituzionali perché gli
piaceva lavorare dietro le quinte, a supporto
della segreteria, con l’obiettivo di mantenere
vivi i contatti con i soci, e |
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L’amico Enzo è
stato uno dei primi iscritti al nostro Gruppo
Micologico di Saronno, costituito nel settembre
del 1975, e da allora sono passati 44 anni di
bellissimi momenti aggregativi e di
indimenticabile amicizia. Ciao Enzo, tantissime sono state le valli oggetto delle nostre escursioni micologiche: la terra della valle d’Eden ti sia per sempre lieve. Alla moglie, ai figli e a tutti i suoi cari, noi tutti vogliamo dire che il ricordo di Enzo sarà sempre nei cuori dei suoi amici Fungiatt. |
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Un giorno di
pioggia al Parco Lame
mentre cercavamo
“Morchelle” da mettere in tegame,
poco distante da
noi notammo un tipo strano
che camminava,
sguardo a terra, avvolto in un
pastrano.
Poco più tardi,
fuori
dalla boscaglia in uno spiazzo,
capimmo
finalmente che eri tu: l’amico Lorenzo
Antonazzo!
Avvolto in quel
telo di pioggia zuppo
pensammo si
trattasse di persona estranea al gruppo
ma, una volta
allo scoperto, con il sole tra le nubi a fare
capolino,
E che dire di
quell’anno a Tarsogno? Sì, che eravamo una bella
brigata!
All’Albergo Plaza
ogni stanza avevamo occupata
e proprio a te,
caro Enzo, capitò la più sfigata …
… quella con
dietro la tenda una finestra MURATA!
Questi sono solo
alcuni dei momenti che abbiamo condiviso,
che ci hanno
fatto conoscere e scambiarci più di un sorriso,
essere partecipi
delle tue risate, della tua convivialità, della
tua simpatia senza secondi fini
e perché no:
anche dei tuoi PIZZINI !
Questi, insieme
ad altri tanti bei ricordi, ci attraversano la
mente senza sosta
E’ tempo di
salutarci amico Enzo e ti salutiamo a
malincuore. |
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Grazie per la tua
amicizia.
I tuoi amici del
Gruppo Micologico G. Ceriani di Saronno |
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