Calendario della mostra |
42a
Mostra Micologica
Città
di
Saronno |
Sala Nevera
-
Casa Morandi
-
Viale Santuario
Apertura e Inaugurazione
Sabato 7 ottobre
-
ore 10
Esposizione funghi e consulenza
micologica
Materiale divulgativo (libri, manifesti) |
Sabato 7 ottobre 2017 dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e
dalle 14.30 alle 19.30 Domenica 8
ottobre 2017 dalle ore 09.00 alle 12.30 e dalle
14.30 alle 19.00 |
Ingresso libero |
Saluto del Presidente |
Cari amici,
visitatori e sostenitori, a nome del Consiglio
Direttivo e di tutti i soci del Gruppo
G.Ceriani, Vi porgo il saluto ed il benvenuto
alla 42° Mostra Micologica Città di Saronno. |
Come da
consolidata tradizione, il ns. Gruppo si è
impegnato anche quest’anno nell’organizzazione
di questo evento e nella ricerca del maggior
numero possibile di specie fungine diverse da
esporre, affinché chi ci onorerà con la sua
visita possa ammirare la molteplicità di forme e
colori che la Natura ci regala per mezzo dei
funghi.
E’ sufficiente un
minimo di sensibilità per rimanere stupiti di
fronte alla bellezza, alla perfezione, alla
presenza silenziosa di questi “amici”.
Sì, li chiamo tutti “amici”, anche se il nostro fascicolo quest’anno è dedicato alle intossicazioni (consiglio vivamente una attenta lettura), perché anche i funghi velenosi o tossici hanno una loro funzione in Natura, l’unica che non hanno è quella di essere mangiati da cercatori inesperti |
Ringrazio
l’Amministrazione Comunale che qualifica la
manifestazione con il Patrocinio, gli amici
sponsor che rendono possibile la pubblicazione
di questa rivista con il loro concreto sostegno,
i consiglieri, i soci e tutti coloro che
visiteranno la Mostra e la renderanno “viva” con
la loro presenza.
|
Il Presidente
Marco Misani |
Attività 2017 |
Tutti i lunedì dalle ore 21
Incontri in sede con osservazione e
studio funghi dal vero. |
13 marzo
Proiezione: “Funghi raccolti e
determinati nel 2016”.
27 marzo
Proiezione: “I Funghi di Amantea (CS)”.
10 aprile
Proiezione: “La Tecnica Molecolare nella
determinazione dei funghi”.
07 maggio
Partecipazione alla XXma
edizione di “Associazioni in Piazza”.
08 maggio
Proiezione: “Intossicazione da funghi a
breve latenza”.
15 maggio
Proiezione: “Intossicazione da funghi a
lunga latenza”.
29 magg. e 12
giu.
Proiezione: “Il Genere Cortinarius”.
28 sett.- 1 ott.
Gita di studio in località Viceno,
frazione di Crodo (VB).
07- 08 ottobre
42a Mostra Micologica Città di
Saronno.
05 novembre
Pranzo sociale.
18 dicembre
Chiusura anno Micologico con brindisi in
Sede. |
Per comunicare ai Soci in modo tempestivo le
iniziative del Gruppo, invitiamo tutti coloro
che ne siano in possesso e che lo desiderino a
comunicare il proprio indirizzo di Posta
Elettronica alla
nostra Segreteria all'indirizzo e-mail:
ambsaronno@gmail.com. Il Consiglio Direttivo
garantisce la scrupolosa osservanza delle norme
vigenti in materia di Privacy.
Ricordiamo inoltre che nel sito Internet del
Gruppo denominato
www.ambsaronno.it
sarà possibile, dall’inizio dell’anno nuovo,
prendere visione del nostro PROGRAMMA ANNO 2018.
|
Ricordiamo inoltre che nel sito Internet del
Gruppo denominato
www.ambsaronno.it
sarà possibile, dall’inizio dell’anno nuovo,
prendere visione del nostro PROGRAMMA ANNO 2017. |
Gruppo
Micologico “G. Ceriani”
Via
Parini 54 – 21047 Saronno
(presso ex scuola Pizzigoni) |
Le intossicazioni da funghi | |
A livello europeo le intossicazioni "ufficiali"
sono circa 10.000 ogni anno (con oltre 200
decessi), ma probabilmente quelle "reali" sono
molte di più, considerando le 1.000 unità annue
nel solo Centro Anti Veleni di Milano.
In questo fascicolo vengono
presentate le principali tipologie di
intossicazioni dovuti a ingestione di funghi
(Sindromi), in modo necessariamente sommario per
la vastità e la complessità dell'argomento, e
soprattutto senza la pretesa di fornire un
trattato medico sulle varie sintomatologie, né
tanto meno sulle terapie necessarie nei vari
casi: per maggiori dettagli in merito si rimanda
a testi specializzati. Per non renderne
dispersivo il contenuto si è inoltre evitato di
descrivere i caratteri riconoscitivi delle varie
specie tossiche, facilmente reperibili nella
abbondante letteratura micologica.
Quello che qui interessa è
dare un'idea di massima delle molteplici
modalità con le quali i funghi possono nuocere
alla salute, con lo scopo, ancora una volta, di
mettere in guardia i raccoglitori sulla
pericolosità legata al loro improprio uso
alimentare.
Le Sindromi di seguito
presentate faranno riferimento esclusivamente
alla cosiddetta "Tossicità intrinseca" dei
funghi, cioè correlata a un proprio originale e
naturale contenuto di sostante tossiche.
Esiste infatti la possibilità
di intossicazioni fungine causate da cosiddetta
"Tossicità estrinseca", cioè da ingestione di
funghi "naturalmente commestibili" in cui
tuttavia è iniziato un processo di
decomposizione, oppure raccolti in ambiente
gravemente inquinato, ovvero causa di
intolleranza soggettiva o banalmente consumati
in quantità eccessiva. Le intossicazioni da
"Tossicità estrinseca" sono dette "non vere” e
provocano per lo più una sintomatologia di tipo
gastroenterico, tuttavia
sono anche queste assolutamente da non
sottovalutare. |
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Le sindromi da intossicazioni fungine | |
A seconda delle
caratteristiche generali dell’intossicazione,
sono state individuate varie tipologie di
sindromi, delle quali alcune di recente o
recentissima classificazione. Queste
schematicamente vengono in genere classificate
in 2 gruppi, in funzione del tempo medio che
separa l’ingestione dall’insorgenza dei primi
sintomi (ma la realtà è ben più articolata!):
Sindromi a breve incubazione (b.i.) o a breve
latenza, quando i primi sintomi sopraggiungono
entro 5 ore dall’ingestione, normalmente meno
gravi; Sindromi a lunga incubazione (l.i.) o a
lunga latenza, con i primi sintomi oltre le 5
ore, normalmente più gravi, veri e propri
avvelenamenti, talora con esito nefasto. |
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Le sindromi di
seguito riportate sono le principali causate da
specie fungine presenti nei nostri territori;
queste sono state elencate, in funzione delle
tossine contenute, in ordine di potenziale
pericolosità crescente. Tuttavia è opportuno
precisare che le conseguenze di una
intossicazione da funghi dipendono anche dalla
quantità di micotossine ingerite nello stesso
pasto, dal numero di ingestioni ravvicinate nel
tempo, dallo stato di salute del consumatore,
dallo stato di conservazione degli esemplari
ingeriti, dal tipo e quantità di altre sostanze
ingerite insieme agli esemplari tossici, dalla
modalità di cottura. La combinazione dei fattori
sopra elencati (e di altri ancora) può rendere
imprevedibili le conseguenze di una
intossicazione tanto che una sindrome ritenuta
solitamente poco grave può avere esiti anche
molto dannosi per l’organismo. Da considerare
poi la possibilità dell'ingestione contemporanea
di differenti tossine, causa di differenti
sindromi, in uno di quei "misto di funghi" tanto
amati e consigliati dagli appassionati di cucina
micologica ! |
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Parlando di
funghi tossici, il nome che viene subito in
mente è l’Amanita phalloides, responsabile ogni anno di numerose
intossicazioni, oggi la principale causa di
decessi da ingestione di funghi.
Tuttavia molti, molti di più sono i
ricoveri ospedalieri dovuti all'ingestione di
funghi generalmente considerati buoni
commestibili, largamente ricercati e anche
commercializzati, primo fra tutti l'Armillaria
mellea, il popolare "chiodino". Per capirne
i motivi, oltre alle già citate "intossicazioni
non vere" da "Tossicità estrinseca" (funghi
avariati, ecc.), occorre considerare che anche
quasi tutte le specie fungine considerate
commestibili contengono tossine, che tuttavia
sono
per lo più termolabili, cioè decomponibili alla
temperatura di cottura (fatto non straordinario
se consideriamo che per esempio anche le patate
sono commestibili solo dopo cottura). In alcuni
casi è sufficiente un tempo di cottura
"normale", in altri occorre un tempo più lungo e
allora, se la tossina è anche idrosolubile, è
opportuna una prebollitura con successiva
eliminazione dell'acqua prima di passare alla
cottura vera è propria (come proprio nel caso
del "Chiodino"). In generale, con una cottura
"non adeguata" l'eliminazione delle tossine non
risulterà totale, e un pasto abbondante o più
pasti normali ravvicinati potranno accumulare
nell'organismo la tossina oltre "il livello di
soglia", cioè oltre la concentrazione alla quale
sarà in grado di esercitare la propria azione
dannosa. |
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Per finire, oltre al solito appello di consumare solo i funghi perfettamente conosciuti e di consolidata tradizione, in buono stato di conservazione e ben cotti, tra il serio e il faceto facciamo presente che per non avvelenarsi coi funghi non occorre conoscerli, basta non mangiarli ! |
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Amanita phalloides Armillaria mellea ("Chiodino") |
Sindrome (b.i.) "Gastroenterica" | |
Boletus Satanas | |
Specie responsabili: La sindrome gastroenterica (o resinoide) è una delle manifestazioni tossiche più frequenti, tra quelle prodotte dall’ingestione di funghi. Molte specie possono causare sintomatologie di tipo gastroenterico più o meno gravi; tra le più comuni: Boletus satanas e gli altri Boletus a pori rossi, Agaricus xanthodermus e altri Agaricus in particolare della medesima Sezione Xanthodermatei, Hebeloma crustuliniforme così come quasi tutti gli Hebeloma, alcuni Hypholoma con in evidenza Hypholoma fasciculare, alcune Ramaria come Ramaria pallida e Ramaria formosa, in generale i Lactarius a lattice bianco e in particolare Lactarius torminosus, le Russula a sapore acre bruciante come Russula emetica, Macrolepiota venenata, Scleroderma citrinum e il simile Scleroderma verrucosum, Omphalotus olearius, alcuni Tricholoma "grigi" quali in particolare Tricholoma josserandii e Tricholoma pardinum, alcuni Entoloma quali Entoloma sinuatum, Entoloma rhodopolium ed Entoloma nidorosum; infine, in modo incostante, anche Leucoagaricus leucothites (ex Lepiota naucina). Alcune di queste determinano intossicazioni semplici, altre più complesse a causa della coesistenza di diverse micotossine. |
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Agaricus xanthodermus Hebeloma crustuliniforme | |
Hypholoma fasciculare | Ramaria pallida |
Disturbi "meno
gravi" sono provocati da specie dei Generi:
Boletus,
Agaricus, Hebeloma, Hypholoma, Ramaria, Lactarius,
Russula, Scleroderma, mentre disturbi "più gravi" si
riscontrano con l’Omphalotus olearius (per il sovrapporsi di sindrome
muscarinica), con
Tricholoma josserandii
e
Tricholoma
pardinum e, soprattutto, con Entoloma sinuatum, che, se non
eliminato tempestivamente dall'organismo con il
vomito o mediante lavanda gastrica, ha la
capacità di danneggiare gravemente il fegato. |
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Tra le tante
altre specie che contengono tossine in grado di
causare varie forme di sindrome
gastrointestinale, meritano una citazione
particolare due funghi estremamente diffusi e
molto ricercati per uso alimentare, Armillaria mellea, il popolare "chiodino", e
Clitocybe nebularis, il "grigione". I
"chiodini" risultano addirittura al primo posto
nella classifica dei funghi responsabili di
ricoveri ospedalieri, per disturbi a breve o
media latenza di carattere gastrointestinale, ma
talora con manifestazioni neurotossiche.
Tuttavia, poiché le tossine presenti sono
idrosolubili, è possibile eliminarne la gran
parte mediante una adeguata prebollitura con
successiva eliminazione dell'acqua, prima della
cottura vera e propria (inoltre si ricorda di
eliminare i gambi, coriacei e indigesti). Per i
"grigioni", le tossine (nebularina e clitocypin,
inibitore della proteasi, isolato di recente),
sono resistenti alla cottura e non eliminabili
con prebollitura e allontanamento dell'acqua;
quando presenti nei funghi in basse
concentrazione possono risultare inoffensive ai
primi pasti, e procurare intossicazioni
gastrointestinali (latenza di circa 6 ore,
risoluzione in genere entro le 48 h.) solo a
seguito di pasti successivi ravvicinati, agendo
"per accumulo". |
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Tossine coinvolte: I principi attivi responsabili sono molteplici e non sempre si è riusciti ad isolarli, ma perlopiù sono composti fenolici, chetonici o antrachinonici oppure sostanze resinoidi | |
Meccanismo d'azione: I meccanismi d’azione che le diverse tossine esplicano sono vari e comprendono effetti di irritazione all’apparato gastroenterico, interazioni dirette sui centri bulbari del vomito, alterazioni della flora intestinale. | |
Lactarius torminosus | Russula emetica |
Macrolepiota venenata | Scleroderma citrinum |
Sintomatologia clinica:
I
sintomi compaiono già al termine del pasto, o di
regola entro 3-6 ore. Tali intossicazioni sono
caratterizzate da nausea, vomito, diarrea
persistente, crampi, cefalea, dolori addominali,
nei casi più gravi disidratazione con
alterazioni dell’equilibrio elettrolitico; talora possono
sovrapporsi disturbi cardiovascolari e di natura
epatorenale. L’intensità della sintomatologia
dipende da diversi fattori tra cui: la specie
fungina, la quantità ingerita, il modo di
preparazione, il tipo di cottura, in riferimento
alla durata e alla eventuale prebollitura con
eliminazione dell’acqua e, infine, la
sensibilità individuale del paziente. La
sintomatologia clinica regredisce di regola
entro 24-48 ore, e comunque, si tratta di
intossicazioni quasi mai invalidanti o letali;
ciò spiega lo scarso interesse per la
caratterizzazione chimica dei metaboliti
coinvolti. |
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L’insorgenza dei
fenomeni gastroenterici, quali vomito e diarrea,
favoriscono la liberazione del fungo ingerito
dall’organismo allontanando eventuali altre
tossine potenzialmente molto pericolose in
quanto in grado di danneggiare organi vitali
(per es. il fegato con
Entoloma
sinuatum). |
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Omphalotus oleatius | Entoloma sinuatum |
Tricholoma josserandii | Tricholoma pardinum |
Sindrome (b.i.) "Pantherinica" | |
Amanita pantherina | |
Specie responsabili:
Amanita pantherina, Amanita muscaria
e, in modo meno grave e incostante,
Amanita junquillea. Segnalati casi sporadici
anche con Laetiporus sulphureus. |
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Tossine coinvolte:
Derivati
isossazolici neurotossici situati sulla cuticola
pileica e nello strato sottocuticolare del
carpoforo (l’Amanita
pantherina ne contiene una quantità pari a
circa 460 mg/100g, l'Amanita
muscaria circa 180 mg/100g), resistenti sia
alla cottura che all'essiccamento, ma
idrosolubili per cui l’eliminazione dell’acqua
di ebollizione ne ridurrebbe la concentrazione. |
|
Meccanismo d'azione:
Queste tossine agiscono sul Sistema Nervoso
Centrale. |
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Sintomatologia clinica:
Il tempo di latenza va dai 30' alle 3 ore e la
durata delle manifestazioni cliniche, persiste
per circa 8 ore. Sintomatologie gastroenteriche
sono presenti inizialmente nelle intossicazioni
più blande, assenti invece in quelle più gravi a
causa dell'insorgere dello stato comatoso.
Successivamente compaiono tremori, convulsioni e
allucinazioni, stati di agitazione psicomotoria,
talora ipotensione e tachicardia e altro ancora.
L'evoluzione, con le appropriate terapie, è
normalmente benigna e si risolve nell'arco delle
24 ore. |
|
Amanita Muscaria | Amanita junquillea |
Sindrome (b.i.) "Muscarinica" | |
Clitocybe dealbata | |
Specie responsabili:
Clitocybe "bianche" di piccola taglia, quali
C.dealbata,
C.rivulosa,
C.phyllophila, C.cerussata, C.candicans,
C.phaeophtalma; molte Inocybe, quali
I.rimosa,
I.bongardii,
I.mixtilis,
I.godeyi,
I.terrigena; alcune
Mycena, quali
M.pura,
M.pelianthina,
M.rosea. |
|
Tossine coinvolte:
La
tossina implicata è la "muscarina", molecola
ionica ammonio quaternaria, termostabile ed
idrosolubile. La muscarina è presente in tracce
anche in
Amanita muscaria, mentre nelle
Inocybe e nelle
Clitocybe raggiunge
valori anche 100 volte maggiori. |
|
Meccanismo d'azione:
La muscarina agisce sul Sistema Nervoso
Parasimpatico interessando quindi la muscolatura
liscia involontaria degli apparati
gastrointestinale, genito-urinario,
respiratorio, cardiocircolatorio, delle
ghiandole esocrine, e del muscolo costrittore
della pupilla. |
|
Sintomatologia clinica:
L’incubazione va dai 15-20’ alle 3 ore con
comparsa di disturbi gastrointestinali,
ipersecrezione ghiandolare, disturbi respiratori
di tipo asmatico, diarrea, disturbi visivi,
tremori, parestesie, ipotensione arteriosa,
bradicardia, stati di angoscia con sensazione di
morte imminente, stato comatoso, ecc. La
manifestazione clinica si risolve di solito
entro le 24 ore. |
|
Inocybe rimosa | Mycena pura |
Sindrome (b.i.) "Coprinica" | |
Coprinus atramentarius | |
Specie responsabili:
Principalmente
Coprinus atramentarius, ma
anche altri Coprinus quali C.picaceus e
C.micaceus; inoltre Clitocybe
clavipes, Boletus luridus, Verpa bohemica,
ecc. Esistono poi altre specie come
Laetiporus
sulphureus,
Tricholoma
aurantium e
Pholiota squarrosa che possono dare
una sintomatologia simile, pur privi della
tossina tipica di questa sindrome. |
|
Tossine coinvolte:
La
"coprina", amminoacido non proteico,
termostabile, che provoca una reazione di
intolleranza all’alcool, chiamata “reazione
antabuse”. |
|
Meccanismo d'azione:
La "coprina" interferisce con il metabolismo
dell'alcool determinando un accumulo di
acetaldeide nel fegato e nel sangue. |
|
Sintomatologia clinica:
La sindrome coprinica è caratterizzata da una
marcata sensibilità all’alcool; essa può
insorgere nell’intervallo che va da 5 minuti a
48 ore dopo l’ingestione del fungo, a ogni
ingestione di alcool, con manifestazioni di
vasodilatazione generalizzata che può arrivare
fino al collasso. Si possono avere inoltre
cefalea, vertigini, ipotensione, parestesie,
ipotermia, disturbi cardiovascolari e
gastrointestinali. L'evoluzione è normalmente
benigna. |
|
Clitocybe clavipes | Pholiota squarrosa |
Sindrome (b.i.) "Psilocibinica" | |
Psilocybe semilanceata | |
Specie responsabili:
Principalmente
Coprinus atramentarius, ma
anche altri Coprinus quali C.picaceus e
C.micaceus; inoltre Clitocybe
clavipes, Boletus luridus, Verpa bohemica,
ecc. Esistono poi altre specie come
Laetiporus
sulphureus,
Tricholoma
aurantium e
Pholiota squarrosa che possono dare
una sintomatologia simile, pur privi della
tossina tipica di questa sindrome. |
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Tossine coinvolte:
La
"coprina", amminoacido non proteico,
termostabile, che provoca una reazione di
intolleranza all’alcool, chiamata “reazione
antabuse”. |
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Meccanismo d'azione:
La "coprina" interferisce con il metabolismo
dell'alcool determinando un accumulo di
acetaldeide nel fegato e nel sangue. |
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Sintomatologia clinica:
La sindrome coprinica è caratterizzata da una
marcata sensibilità all’alcool; essa può
insorgere nell’intervallo che va da 5 minuti a
48 ore dopo l’ingestione del fungo, a ogni
ingestione di alcool, con manifestazioni di
vasodilatazione generalizzata che può arrivare
fino al collasso. Si possono avere inoltre
cefalea, vertigini, ipotensione, parestesie,
ipotermia, disturbi cardiovascolari e
gastrointestinali. L'evoluzione è normalmente
benigna. |
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Gymnopilus spectabilis | Psathyrella candolleana |
Sindrome (b.i.) "Emolitica" | ||
Amanita rubescens | ||
Specie responsabili:
Varie specie, commestibili dopo cottura, quando
ingerite crude o non sufficientemente cotte,
quali ad esempio:
Amanita rubescens, Amanita vaginata sensu lato,
Boletus luridus,
Armillaria mellea. Inoltre alcune specie dei Generi Lactarius,
Russula,
Tricholoma,
Volvaria e molti
Ascomiceti dei Generi
Morchella,
Helvella,
Sarcosphaera,
Peziza. |
||
Tossine coinvolte:
Le
"emolisine", tossine di natura proteica
termolabili, inattivate a 70°C per 30' oppure a
100°C per 10’, quindi durante adeguata cottura o
essiccamento dei funghi. |
||
Meccanismo d'azione:
Le emolisine, come principale azione tossica,
distruggono gli eritrociti liberando
l’emogoblina in essi contenuta. |
||
Sintomatologia clinica: Il tempo di incubazione va dai 30’ alle 5-8 ore, fino a 14 ore per l’Armillaria mellea. La fuoriuscita dell’emoglobina può creare intasamento dei tubuli renali con conseguente insufficienza renale anche acuta. Dal punto di vista clinico i primi disturbi sono gastroenterici poi possono comparire segni di emolisi, pallore, emoglobinuria, oligo-anuria, anuria, iperbilirubinemia, ittero, febbre. L’evoluzione, con adeguati trattamenti, è in genere favorevole. | ||
Amanita vaginata | Boletus luridus | |
Sindrome (b.i.) "Paxillica" | |
Paxillus involutus | |
Specie responsabili:
Sicuramente Paxillus involutus
e Paxillus rubicundulus,
ma sono almeno sospette tutte le specie del
Genere Paxillus, in particolare
Paxillus ammoniovirescens. |
|
Tossine coinvolte:
Potrebbe essere
l'"involutina", un difenil-ciclopentanone
estratto dal
Paxillus
involutus, avente azione tossica sul ratto,
ma sulla quale non tutti concordano. |
|
Meccanismo d'azione:
La
tossina coinvolta è comunque un antigene che,
solo in soggetti dotati di particolare
sensibilità nei suoi confronti, induce una
risposta immunitaria con la produzione di
anticorpi. Questi, ad una successiva assunzione
della tossina stessa, portano alla formazione di
immuno-complessi che provocano la lisi dei
globuli rossi con fuoriuscita di emoglobina,
che, entrata in circolo e raggiunti i reni,
porta ad alterazioni causa di insufficienza
renale acuta. |
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Sintomatologia clinica:
Dopo una latenza è di
3-8 ore, si presenta una sintomatologia
complessa caratterizzata da turbe
gastrointestinali e cardiocircolatorie, con
manifestazioni emolitiche su base immunitaria.
L’intossicazione può avere un esito benigno nel
giro di una settimana, ma vi sono casi di
degenerazione in anemia immuno-emolitica e
nefrite letali. |
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Paxillus rubicundulus | Paxillus ammoniovirescens |
Sindrome (l.i.) "Norleucinica" |
Amanita proxima |
Specie responsabili:
Le specie fungine implicate in questo tipo di
intossicazione sono, in Europa,
Amanita proxima e la molto simile e rara
Amanita aminoaliphatica. Anche la comune e ricercata
Amanita
ovoidea ("ovolo bianco", "farinaccio"), pure
molto simile, differenziabile morfologicamente
quasi unicamente per la volva completamente
bianca o appena ocraceo-bruniccia solo nel bordo
superiore, è sospettata di aver provocato
sindrome norleucinica. Secondo diversi micologi
il responsabile di tali eventi sarebbe sempre e
comunque il "sosia"
Amanita
proxima, scambiata per il "farinaccio" ; tuttavia non esistendo conferme sicure
a tale versione, la prudenza è d'obbligo, e
anche
Amanita ovoidea è opportunamente da evitare. |
Tossine coinvolte:
Le tossine coinvolte nel procurare i sintomi
principali di questa sindrome sono la norleucina
ellenica e la chlorocrotilglicina, mentre
responsabili delle manifestazioni secondarie di
carattere neurologico sono l'acido ibotenico e
il muscimolo. |
Meccanismo d'azione:
La dose tossica di carpofori fungini che
determina manifestazioni cliniche, è legata alla
concentrazione delle tossine presenti. La
norleucina ellenica in particolare provoca
sindrome gastroduodenale seguita da
insufficienza renale acuta. La necrosi tubulare
a carico delle cellule renali è fortunatamente
di tipo reversibile, in quanto non vi è
inibizione della fosfatasi alcalina, come invece
nella "Sindrome orellanica". |
Sintomatologia clinica:
Entro 12 ore
dalla ingestione compaiono nausea, vomito,
diarrea, dolori addominali. Questi sintomi
permangono per alcuni giorni. La sintomatologia
clinica è accompagnata da fenomeni di tipo
neurologico quali dispercezioni visive,
sudorazione, prurito, ansia, vertigini. Dopo
alcuni giorni si manifestano i sintomi di una
insufficienza renale piuttosto grave con anuria,
azotemia e creatininemia aumentate. Il danno
renale può comportare acidosi metabolica,
aumento del potassio, responsabile di
alterazioni cardiache, aumento degli enzimi LDH,
AST, ALT. Dopo la fase acuta renale, di regola
lentamente il soggetto si riprende, e la sua
funzionalità renale migliora fino a guarigione
completa. |
Sindrome (l.i.) "Rabdiomolitica" |
Tricholoma equestre |
Specie responsabili:
Nel 2001, nella regione di Arcachon nel
sud-ovest della Francia, si registrarono 11
intossicazioni. di cui 3 con esito mortale, a
seguito di pasti abbondanti e ripetuti di
Tricholoma
equestre, considerato fino a quel momento
una specie prelibata, da sempre raccolta,
consumata e commercializzata in molti paesi di
tutto il mondo. Come conseguenza, il 20/8/2002,
fu emanata un'ordinanza di divieto su tutto il
territorio italiano per la sua
commercializzazione. |
Tossine coinvolte:
I principi tossici non sono ancora stati
identificati, tuttavia ricercatori dell'Ospedale
universitario di Bordeaux sono riusciti a
riprodurre tale sindrome su topi mediante
inoculazione di estratti acquosi di questo
fungo, a riprova del suo contenuto tossico. |
Meccanismo d'azione:
La rabdiomiolisi comporta un processo
degenerativo della muscolatura liscia (cardiaca)
e striata (scheletrica). Le fibrocellule
muscolari danneggiate provocano versamento nel
sangue di mioglobina che, in ambiente alcalino,
cristallizza e, se in concentrazione molto
elevata, precipita nei tubuli renali creando
intasamento e necrosi tubulare acuta, con
conseguente insufficienza renale talora con esito nefasto. Questa sindrome è legata alle
notevoli quantità di fungo ingerite e a
ipersensibilità individuale, e sembrerebbe coinvolgere, a tali condizioni, altre specie
comunemente considerate buoni "commestibili". |
Sintomatologia clinica:
Le manifestazioni cliniche legate alla
rabdiomiolisi si evidenziano 24-72 ore dopo
l’ultimo pasto con astenia, nausea, malessere,
tachicardia, tachipnea, aumentata dispnea a
riposo, aritmie, ipotensione, ipovolemia,
acidosi metabolica, insufficienza respiratoria,
eritema facciale, inappetenza, aumento delle
transaminasi (come indice della necrosi
epatica), ipertermia, mialgie, mioglobinemia,
mioglobinuria (che conferisce il tipico colore
scuro alle urine), sudorazione profusa,
iperkaliemia, ipocalcemia, iperazotemia. La
fatica intensa, la debolezza muscolare a livello
degli arti superiori e le mialgie sono
accompagnate da crampi a livello delle cosce. Lo
stato di disidratazione provoca alterazioni
renali con insufficienza renale acuta,
miocardite acuta, possibile arresto cardiaco. |
Sindrome (l.i.) "Gyromitrica" | |
Gyromitra esculenta | |
Specie responsabili:
Principalmente Gyromitra
esculenta, ma anche, in tono minore,
G. gigas, G.
infula; Helvelle quali H.crispa e
H.lacunosa; le piccole
Cudonia circinans,
Spathularia flavida e
Leotia lubrica.
Gyromitra esculenta è un fungo
primaverile che cresce abbondante in numerose
località, dove è ricercato e consumato in grandi
quantità. Ci riferiamo principalmente ad alcune
regioni di Stati Uniti, Scandinavia, Francia e
Svizzera, dove è anche commercializzata allo
stato secco. Infatti, come dice il suo nome, è
di sapore veramente eccellente, molto simile a
Morchella esculenta per intenderci.
Esiste un'apparente contraddizione tra il
tradizionale consumo di Gyromitra
esculenta in tali località, il
più delle volte di grande soddisfazione per il
palato e senza conseguenze per la salute, e i
casi di avvelenamenti gravi e talora mortali,
sporadici come percentuale sul totale dei
consumatori, ma che tradotto in cifre significa
centinaia di decessi.
A
proposito delle caratteristiche di
commestibilità di Gyromitra esculenta
è sintomatica la frase scritta da un importante
micologo francese contemporaneo: “commestibile, spesso commercializzato, malgrado si manifestino
occasionali incidenti mortali”. |
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Gyromitra (Discina) gigas | Gyromitra infula |
Helvella crispa | Helvella lacunosa |
Tossine coinvolte:
Responsabili di questo avvelenamento sono un
insieme di idrazine, al quale viene attributo il
nome di “giromitrina”; queste per idrolisi
nell’ambiente acido dello stomaco, originano
Monometil idrazina (MMH), uno dei più potenti
veleni epatotossici conosciuti e che si è
dimostrata addirittura cancerogena in animali da
laboratorio. La “giromitrina” è parzialmente
idrosolubile e
fortemente volatile (punto di ebollizione
87-88°C) per cui idonei trattamenti quali la
cottura prolungata, quindi con evaporazione
dell’acqua, o l’essiccamento, possono eliminarla
fino al 90-95 % e questo spiega il perché in
genere gli avvelenamenti siano causati dal
consumo di notevoli quantità di fungo fresco non
sufficientemente cotto. Tuttavia
per
spiegare la grande variabilità della risposta
individuale alla “giromitrina” (centinaia sono
le persone decedute in seguito al consumo di
Gyromitra esculenta, ma molti di più
continuano a cibarsene, senza manifestare
sintomi di avvelenamento), considerando anche
l'elevato “valore di soglia” del tossico che per
un adulto sano significa l’ingestione di almeno
2 Kg di fungo fresco in un solo pasto o in più
pasti ravvicinati, è necessario considerare il
fattore legato al patrimonio enzimatico
individuale. Infatti, nel momento in cui viene
metabolizzata, la MMH perde gran parte delle
caratteristiche di tossicità. Questo processo di
trasformazione avviene ad opera di un complesso
enzimatico normalmente presente nell’organismo
umano: negli individui in cui questo complesso
enzimatico è carente in uno dei suoi componenti,
il “valore di soglia” risulta molto più basso è
tali individui sono nettamente più esposti agli
esiti nefasti della "giromitrina". |
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Meccanismo d'azione:
La
"giromitrina"
genera emolisi dei globuli rossi, è
epatotossica, nefrotossica e determina effetti
sul Sistema Nervoso Centrale. In dosi abbondanti
provoca degenerazione e necrosi delle cellule
epatiche, fino al coma epatico, e grave
insufficienza renale. |
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Sintomatologia clinica:
Dopo 4-6 (12)
ore, compaiono disturbi quali cefalea,
vertigini, ecc. che spesso regrediscono con
evoluzione positiva; nel 15% circa dei casi,
dopo 2-4 giorni possono intervenire
complicazioni epato-renali e di anemia acuta che
portano il più delle volte al decesso. |
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Spathularia flavida | Leotia lubrica |
Sindrome (l.i.) "Orellanica" | |
Cortinarius orellanus | |
Specie responsabili: Cortinarius orellanus
e
Cortinarius speciosissiums
i più pericolosi, poi almeno altre 12 specie di
Cortinarius soprattutto tra quelli aventi tonalità rosso-scure, come
per es.
Cortinarius sanguineus, ma anche tra quelli
con tonalità giallo-ocracee o giallo-verdognole. |
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Tossine coinvolte:
Principalmente l'orellanina, principio
nefrotossico, bipiridina idrolizzata
termostabile ben oltre le temperature di cottura
e di essiccamento. La dose minima letale per un
adulto è contenuta in circa 50 g. di fungo
fresco. |
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Meccanismo d'azione:
La tossina,
assorbita a livello renale, inibisce la
fosfatasi alcalina con interruzione della
produzione dell’adenosina trifosfato, provocando
necrosi delle cellule renali. |
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Sintomatologia clinica:
Dopo un periodo di latenza di 7-12 (36) ore
possono comparire (non sempre) dolori a livello
gastroenterico con nausea vomito e diarrea, che
comunque regrediscono rapidamente. Dopo 15-20
giorni interviene una grave insufficienza
renale, con i sintomi propri della nefrite
acuta, che portano il più delle volte alla morte
del paziente. Anche in caso di recupero, per i
danni irreversibili ai reni, il paziente dovrà
sottoporsi a dialisi per tutta la vita. |
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Cortinarius speciosissimus | Cortinarius sanguineus |
Sindrome (l.i.) "Falloidea" | |
Amanita phalloides | |
Specie responsabili:
Si trovano nel Genere
Amanita,
con le specie "nostrane"
Amanita
phalloides,
Amanita verna e
Amanita
virosa, nel Genere
Galerina
principalmente con
Galerina
marginata, nel Genere
Lepiota,
con molte delle specie di piccola taglia, tra
cui la comune
Lepiota
subincarnata, Lepiota helveola,
Lepiota brunneo-incarnata. In
riferimento a questa sindrome, Amanita
phalloides risulta essere di gran lunga la
più pericolosa, per l'elevata concentrazione di
tossine, per la sua grande diffusione e per la
possibilità di confusione con specie
commestibili. |
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Tossine coinvolte:
Come tossine termostabili, cioè non
decomponibili nelle condizioni di cottura, sono
state isolate tre differenti classi di
polipeptidi a basso peso molecolare, chiamate
rispettivamente "Fallotossine", "Virotossine" e
"Amatossine". |
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Le
"Fallotossine" non vengono assorbite a
livello gastroenterico, poiché gli enzimi
gastrici ne inibiscono l'attività,
pertanto non penetrano a livello cellulare e non
generano avvelenamenti per via orale, ma
sarebbero tossiche se iniettate.
Le
"Virotossine" hanno struttura chimica e
meccanismo d’azione molto simili alle
"Fallotossine" e sono presenti solo nell’Amanita virosa. |
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Amanita verna | Amanita virosa |
Le
"Amatossine"
sono quindi essenzialmente le
tossine che rendono così pericolose le
specie sopraindicate. Delle 9 fino a ora
identificate, le più attive sono l’alfa-amanitina
e la beta-amanitina, che da sole costituiscono
più dell’85% delle "Amatossine" presenti in
questo gruppo di funghi. Le "Amatossine", oltre
che termoresistenti, sono anche resistenti agli
enzimi gastrici, per cui non subiscono nessuna
alterazione metabolica nell’organismo umano e
vengono rapidamente assorbite dal tratto
gastrointestinale entrando quindi inalterate in
circolo. La concentrazione delle "Amatossine"
varia rispetto al tipo di fungo e, nella
medesima specie, in funzione del grado di
maturazione e delle condizioni ambientali, come
il tipo di terreno, il periodo di raccolta e le
condizioni atmosferiche; sono presenti in
tutte le parti del corpo fruttifero (cappello,
lamelle, gambo, anello, volva) con la sola
eccezione delle spore.
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Meccanismo d'azione:
A
livello cellulare le amatossine inducono
frammentazione dei nucleoli e condensazione
delle cromatine. Inoltre queste tossine si
legano all’enzima RNA polimerasi B, impedendo la
trascrizione dell’RNA messaggero necessaria per
la sintesi delle proteine, importante per
l’omeostasi cellulare. L’inibizione
dell’enzima RNA polimerasi B, danneggia quindi
la sintesi proteica portando a morte cellulare.
Nell’uomo, la dose letale di amatossine è
stimata in 0,1 mg/Kg del peso corporeo, per cui
per esempio per causare la morte di un uomo
adulto del peso di 80 Kg ne sono sufficienti 8
mg, quindi l'ingestione
di un
solo carpoforo fresco di circa 100 g. di
Amanita phalloides che ne contiene 10-15 mg.
La loro azione si instaura tra le 6 e le
12 ore dalla ingestione provocando alterazioni
dei nuclei delle cellule intestinali, dello
stomaco, del fegato, dei reni e del sistema
nervoso, e permangono in circolo per circa 36 h.
dopo l’ingestione, venendo eliminate ancora
intatte con le urine e con le feci. |
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Sintomatologia clinica:
La "fase di latenza", caratterizzata dalla completa assenza di segni
clinici, dura dalle 6 alle 48 h. Inizia quindi
una "fase
gastroenterica o coleriforme",
caratterizzata da gastroenterite acuta, con
vomito, dolori addominali, diarrea profusa,
gravi stati di disidratazione e conseguenti
squilibri elettrolitici, che, se non corretti,
possono talora determinare una insufficienza
renale acuta, shock e possibile morte per
collasso cardio-circolatorio, soprattutto nei
bambini e negli anziani. Altrimenti, segue in
seconda-terza giornata una
"fase
silente" in cui si ha un miglioramento
apparente dovuto al miglioramento del quadro
gastroenterico, in cui però, comincia ad
evidenziarsi il danno epatocellulare.
Dopo circa 5 giorni si manifesta la grave
"fase
epato-renale", caratterizzata principalmente
da insufficienza epatica e renale, che può
protrarsi anche per una decina di giorni. In
questo periodo si passa alla cosiddetta
"fase
finale" nella quale si può verificare, nei
casi meno gravi per ridotta quantità di tossine
ingerite e/o a seguito di cure tempestive e
mirate, la remissione della sintomatologia con
progressiva guarigione, oppure, purtroppo
frequentemente, un aggravamento
del quadro clinico per danni a carico del
fegato e dei reni che porta il paziente a
insufficienza epatica e renale acuta, con
emorragie massive gravissime, insufficienza
respiratoria, collasso cardio-circolatorio, coma
epatico e morte.
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Galerina marginata | Lepiota subincarnata |
L'angolo della cucina | |
La "Trombetta dei morti", per
la scienza
Craterellus cornucopiodes, è un fungo molto ricercato, adatto per
essere consumato fresco o dopo essiccamento,
talora polverizzato, comunque sempre dopo
adeguata cottura, |
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Deve il suo nome volgare "Trombetta" alla sua
forma che ricorda una piccola tromba e "dei
morti" alla sua crescita ricorrente intorno al 2
Novembre, giorno della Commemorazione dei
Defunti, in probabile abbinamento con il suo
colore alquanto "funereo". |
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La "Trombetta dei morti" è un
fungo veramente gustoso, a dispetto del suo
aspetto non proprio invitante, in molte parti
d'Italia indicato come "Tartufo dei poveri".
è
adatto alla realizzazione di molte ricette, in
particolare di primi piatti, e tra questi i
risotti meritano una citazione particolare.
Qui proponiamo la ricetta di
un risotto "semplice", ma esiste la possibilità
di elaborarlo in vari modi (aggiungendo
gamberoni, per esempio) per realizzare piatti
saporiti, originali ed eleganti.
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Craterellus cornucopioides (trombetta da morto) |
Risotto con le “Trombette
dei morti” |
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INGREDIENTI
PER 4 PERSONE :
-
300 gr. di riso Carnaroli o Vialone nano
-
400 gr. trombette dei
morti pulite
-
6 cucchiai di olio evo o
50 gr. di burro
-
1 l. di brodo vegetale
-
1 scalogno
medio
-
parmigiano grattugiato
q.b.
-
sale, pepe, prezzemolo
tritato q.b. |
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ESECUZIONE :
Tritare lo
scalogno e farlo appassire in una casseruola con
olio evo o burro.
In una padella
scaldare i funghi già puliti per far perdere
buona parte della loro acqua, quindi scolarli
dall'acqua e trasferirli nella casseruola; unire
il riso, mescolare per farlo insaporire e
continuare la cottura unendo via via il brodo
vegetale bollente. |
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Portare a cottura
mescolando il riso per non farlo attaccare.
Aggiustare di sale e pepe.
In ultimo
mantecare con burro e/o olio evo più 3 cucchiai
di parmigiano grattugiato, quindi aggiungere a
piacere prezzemolo tritato. |
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Coprire la
casseruola del riso per 2 minuti prima di
servire. |
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BUON APPETITO | |
L'amico Enzo |
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