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Indice degli Argomenti | ||||||||||||||||||||||||||||||||||
- I funghi più ricercati dei "nostri boschi" | ||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Calendario della mostra |
41a
Mostra Micologica
Città
di
Saronno |
Sala Nevera
-
Casa Morandi
-
Viale Santuario
Apertura e Inaugurazione
Sabato 8 ottobre
-
ore 10
Esposizione funghi e consulenza
micologica
Materiale divulgativo (libri, manifesti) |
Sabato 8
ottobre 2016 dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e
dalle 14.30 alle 19.30 Domenica 9
ottobre 2016 dalle ore 09.00 alle 12.30 e dalle
14.30 alle 19.00 |
Ingresso libero |
Saluto del Presidente |
Cari amici, cari visitatori e sostenitori, a Voi
tutti il saluto ed il benvenuto alla 41° Mostra
Micologica Città di Saronno a nome del Consiglio
Direttivo e di tutti i soci del Gruppo G.
Ceriani.
L’appuntamento con i “funghi” è diventato
consolidata tradizione di inizio ottobre della
ns. Città , momento atteso dai numerosi
appassionati che colgono l’occasione per
ammirare “dal vero” le oltre duecento specie
diverse che mediamente vengono esposte ogni
anno. |
Una domanda che ci viene
rivolta di frequente durante i giorni di
apertura è “ma dove li avete raccolti e
quando?”; la risposta è molto semplice, i funghi
sono raccolti il giorno prima e durante i giorni
della mostra dai nostri soci in diverse zone di
Piemonte, Lombardia, Emilia e … anche nei parchi
e giardini di Saronno. Un particolare, infatti,
che non tutti sanno, è che sul territorio pur
non molto esteso del comune di Saronno i nostri
soci hanno finora raccolto a
scopo di studio e classificato oltre 150 (!!)
specie di funghi che crescono e si possono
osservare durante tutto l’arco dell’anno. A tal
proposito invito tutti a visitare il rinnovato
sito della nostra associazione
www.ambsaronno.it
dove potrete reperire numerose notizie ed
interessanti articoli a carattere micologico
corredati da bellissime fotografie anche e
soprattutto dei funghi “saronnesi”. |
Vorrei ricordare che in occasione dell’assemblea
dei delegati tenutasi lo scorso aprile il nostro
gruppo ha ricevuto un riconoscimento dalla
A.M.B. Nazionale in quanto associato da 40 anni.
Un grande traguardo merito di tutti i soci, dai
fondatori agli attuali, ai quali è doveroso
tributare un grande ringraziamento per l’impegno
profuso nelle attività associative. |
Ringrazio inoltre l’Amministrazione Comunale che
qualifica l’evento con il Patrocinio, gli amici
che sostengono la pubblicazione di questa
rivista, tutti coloro che visiteranno la Mostra
e che ci onoreranno con la loro presenza. Un
caloroso grazie a tutti! |
Il Presidente
Marco Misani |
Attività 2016 |
Tutti i lunedì dalle ore 21
Incontri in sede con osservazione e
studio funghi dal vero. |
07 marzo
Inaugurazione anno micologico
14 marzo
Proiezione: "Caccia all'oro dei boschi"
21 marzo
Proiezione: " Come vivono e come si
nutrono i funghi"
04 aprile
Proiezione: " Documenti dal
Comitato Scientifico Nazionale 2015"
18 aprile
Proiezione: " I migliori funghi
del 2015"
08 maggio
Partecipazione alla XXma
edizione di "Associazioni in Piazza"
09 maggio
Proiezione: " I funghi più
ricercati dei nostri boschi"
29 sett. - 02 ott.
Gita "di studio" in località Viceno,
frazione di Crodo (VB)
08-09 ottobre
41a Mostra Micologica Città di
Saronno
06 novembre
Pranzo sociale 19 dicembre Chiusura anno Micologico con brindisi in Sede. |
Per comunicare ai Soci in modo tempestivo le
iniziative del Gruppo, invitiamo tutti coloro
che ne siano in possesso e che lo desiderino a
comunicare il proprio indirizzo di Posta
Elettronica alla
nostra Segreteria all'indirizzo e-mail:
ambsaronno@gmail.com. Il Consiglio Direttivo
garantisce la scrupolosa osservanza delle norme
vigenti in materia di Privacy. |
Ricordiamo inoltre che nel sito Internet del
Gruppo denominato
www.ambsaronno.it
sarà possibile, dall’inizio dell’anno nuovo,
prendere visione del nostro PROGRAMMA ANNO 2017. |
Gruppo
Micologico “G. Ceriani”
Via
Parini 54 – 21047 Saronno
(presso ex scuola Pizzigoni) |
I Funghi più ricercati nei "nostri" boschi | |
La ricerca dei funghi per uso alimentare viene
vissuta da alcuni esclusivamente come
un'attività collegata con il periodo delle ferie
estive in una tranquilla località montana. Per
altri invece ogni periodo dell'anno può essere
buono per un'escursione nei boschi facilmente
raggiungibili dalla propria abitazione, ogni
qualvolta abbiano sentore della comparsa delle
specie fungine designate come prede predilette.
Ogni territorio ha proprie specie
tradizionalmente conosciute e ricercate; il
nostro non è certo all'altezza delle località
più rinomate, tuttavia anche da noi sono
tantissimi i cercatori di funghi "pendolari" di
breve tragitto. Le mete preferite sono i boschi
del Parco delle Groane, di Pianbosco (tra
Tradate e Appiano G.) e delle altre zone
collinari e montuose delle Province di Como e
Varese.
Il tema del presente fascicolo riguarda le
specie fungine che ci risultano essere tra le
più ricercate in questi boschi, che qui
definiamo genericamente "nostri" e che verranno
presentate approssimativamente in ordine di
comparsa. L'obiettivo è di fornire informazioni
utili ai cercatori del nostro territorio, per
una maggiore consapevolezza di quello che
raccolgono per uso alimentare, in particolare
riguardo le specie che possono presentare
somiglianza con altre non commestibili o
criticità proprie di varia natura.
E’ opportuno sottolineare ancora una volta, che
la maggior parte dei ricoveri ospedalieri per
ingestione di funghi, avviene a seguito del
consumo di specie considerate tra le migliori
commestibili, o perché non in realtà tali, o per
le quali si è contravvenuto ad almeno una delle
seguenti norme di carattere generale:
- Utilizzare solo esemplari in buono stato di
conservazione.
- Eliminare le parti indigeste, come il gambo in
talune specie.
- Effettuare
una cottura adeguata.
- Non eccedere nelle quantità ed evitare il
consumo in pasti ravvicinati. |
|
Morchella esculenta ("Spugnola") | |
Morchella esculenta,
nelle sue varietà bionda e bruna (var.
vulgaris)
rappresentano
la preda primaverile per eccellenza, nei
"nostri" boschi collinari tipicamente nel mese
di Aprile. Pur non disdegnando altre specie
arboree come Olmi e Ontani, il regno
incontrastato di questi funghi sono i boschetti
di Frassini, dove può crescere a gruppi anche
numerosi sia all'interno che nei margini erbosi.
Il periodo di crescita relativamente breve rende
la ricerca frenetica perché non esiste prova di
appello e chi sbaglia deve rimandare
l'appuntamento all'anno successivo. |
|
Un tempo considerate una semplice curiosità, le
Morchelle, conosciute anche con il nome volgare
di "Spugnole" per l'aspetto della mitra, negli
ultimi anni sono salite tantissimo nella
classifica del gradimento dei funghi in cucina,
tanto che per molti sono addirittura
incontrastate al vertice. |
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Tuttavia anche in relazione al consumo alimentare di questa specie fungina veramente eccellente, come lascia intendere il suo nome "esculenta", vi sono alcuni possibili inconvenienti | |
Innanzi tutto occorre non confondere le
Morchelle con specie del Genere
Gyromitra,
crescenti nel medesimo periodo, con mitra a
forma di cervello invece che di spugna, che pur
in alcuni paesi diffusamente consumate,
saltuariamente provocano avvelenamenti talora
anche mortali. Inoltre per la presenza di alcune
tossine, le Morchelle richiedono un tempo di
cottura adeguato in tegame senza coperchio per
favorirne l'eliminazione in corrente di vapore,
ma nonostante ciò non soni rari i casi di
manifestazioni anche piuttosto serie di
intolleranza alimentare. |
Morchella esculenta var. vulgaris |
Russula virescens ("Verdone") | |
Le specie del Genere
Russula,
tutte con portamento simile,
presentano cappello ricoperto da una
cuticola almeno parzialmente asportabile,
sovente con colorazioni molto vive,
imenio lamellare dal bianco al giallo ocra,
gambo nudo. cioè privo sia di velo generale
(volva) che di velo parziale (anello), carne
cassante gessosa. Per definirne la
commestibilità è sufficiente masticarne
un pezzetto e, prima di sputarlo, tenerlo
per un po' sulla lingua; infatti le Russule non
commestibili contengono sostanze irritanti per
le mucose, che risultano all'assaggio da
piccanti a brucianti. Tuttavia le Russale a
carne "mite" sono tutte commestibili solo dopo
adeguata cottura. |
|
Russula virescens,
il vero "Verdone", con cuticola verde rame
facilmente screpolata soprattutto verso la
periferia e con macchie ocracee al centro è tra
le Russule più ricercate, tanto che sta
diventando sempre più rara nei "nostri" boschi.
Come "Verdone" vengono raccolte anche altre
Russule con cappello verde di varie
tonalità, in particolare
Russula
parazurea, molto diffusa nei parchi
pubblici e privati di Saronno e dintorni,
Russula
heterofilla nei vicini boschi di latifoglie
e Russula cyanoxantha forma
peltereaui, ubiquitaria, comunque tutte
commestibili. |
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Russula parazurea Russula heterophylla | |
Russula cyanoxantha ("Colombina") | |
Russula cyanoxantha
è specie ubiquitaria, abbondante e molto
conosciuta, indicata semplicemente come
"Cyanoxantha" o come "Colombina maggiore", è
caratterizzata tra le Russule dalla cuticola
lubrificato-brillante, anche grassa per tempo
umido, di colore molto variabile e complesso, da
violetto lilacino a violetto bluastro, più o
meno variegato di verde o di grigio verde, a
volte rosa ciclamino (forma
lilacea), o interamente verde oliva, verde pera o verde giallastro
(forma
peltereaui), dalla carne compatta, quasi
dura, di sapore mite come tutte le Russule
commestibili, bianca ma lilacina subito sotto la
cuticola,
e dalle lamelle alla compressione
tipicamente lardacee. |
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Russula cyanoxantha,
così come
Russula virescens, è considerata fra le
migliori Russule commestibili. Per la grande
variabilità del suo colore è il conseguente
rischio di confonderla con Russule non
commestibili, se pur comunque non molto
pericolose, è consigliabile effettuare
l'assaggio su ogni esemplare destinato a essere
cucinato, quindi procedere a una adeguata
cottura. |
|
E' opportuno sottolineare che la prova
dell'assaggio per determinare la commestibilità
vale esclusivamente per il Genere Russula ed è
quindi solo per "veri" conoscitori di funghi.
Infatti l'Amanita phalloides, con cappello verdastro talora simile ad alcune
Russule verdi, lamelle e gambo bianchi pure
simili, se pur quest'ultimo munito di anello in
zona mediana e volva alla base,
all'assaggio risulterebbe di sapore mite
portando a tragiche conseguenze. |
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Russula cyanoxantha fo. peltereani | |
Leccinum aurantiacum ("Rossino") | |
Il "Rossino" o "Porcinello rosso" è sicuramente
la preda per eccellenza dei "fungiat" locali, di
quelli che amano andar per funghi "dietro casa"
e frequentano, conoscendone ogni angolo, il
territorio del vicino Parco delle Groane. Con
questo termine volgare vengono indicate più
specie del Genere
Leccinum
(Ordine
Boletales), tutte molto simili e di analoga
commestibilità; tra queste nel nostro territorio
è presente soprattutto il
Leccinum
aurantiacum (ex
Boletus
rufus), associato al pioppo tremulo, con
cappello arancio-rossastro e gambo fittamente
ricoperto da squamule, inizialmente bianche,
quindi bruno-rossastre e solo tardivamente o per
manipolazione bruno-nerastre, ma è possibile
incontrare anche il
Leccinum versipelle (ex
Boletus testaceo-scabrum), associato alla
betulla, mediamente più massiccio, con cappello
più chiaro, arancio-giallastro, e gambo molto
fittamente ricoperto da squamule più grossolane
e bruno-nerastre già nel giovane.
I "Rossini" hanno il grande
vantaggio di non avere sosia
tossici o velenosi, e forse
soprattutto per questo sono così
ricercati per uso alimentare, in
quanto la resa in cucina non è
certo straordinaria.
|
|
Come norme di prudenza occorre considerare che
in tutti i
Leccinum, tanto più quanto gli esemplari sono adulti, il gambo è
fibroso e coriaceo, quindi da scartare poiché
può risultare indigesto; da scartare in
esemplari adulti anche i tubuli, la parte
sottostante il cappello, in quanto di
consistenza sgradevole. Dai cercatori, il
"Rossino di betulla" è ritenuto più pregiato, e
il gambo, più carnoso, è parzialmente
utilizzato, almeno negli esemplari giovani. |
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Leccinum versipelle | |
Leccinum scabrum ("Betullino") | |
Il "Betullino" dei "fungiat" locali è
scientificamente il
Leccinum
scabrum, il più comune tra i "Porcinelli
grigi" associati a Betulla.
è caratterizzato dal cappello bruno-ocra o bruno-fulvo, talora
decolorato a zone, dal gambo tipico dei
Leccinum, cioè fittamente ricoperto da squamule, in questo caso
inizialmente chiare poi progressivamente più
scure fino a nerastre e dalla carne bianca
immutabile. Tuttavia con questo nome volgare
vengono indicati anche gli altri Porcinelli
grigi reperibili nelle nostre zone, non
necessariamente associati a Betulla. In
particolare
Leccinum
carpini, associato a Carpino e Nocciolo, con
superficie del cappello presto interamente
corrugata-grinzosa e carne biancastra lentamente
virante al taglio al rosa-violaceo poi al
nerastro, ma anche
Leccinum
duriusculum e
Leccinum
variicolor, associati rispettivamente a
Pioppo tremulo e Betulla, con carne al taglio
più o meno virante, in particolare al
blu-verdastro verso la base. |
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I "Porcinelli grigi" sono frequentemente
confusi, proprio nelle nostre zone, con
Tylopilus
felleus, il "Porcino del fiele", comune sia
sotto conifere che latifoglie, dal sapore
amarissimo e anche un po' tossico, con tubuli
bianchi poi rosati e gambo ornato da un
grossolano reticolo a maglie allungate. |
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Leccinum carpini | Tylopilus felleus (non commestibile) |
Boletus edulis ("Porcino") | |
Quelli che qui definiamo i "nostri boschi", non
sono certo il paradiso dei "Porcini", e i
cercatori locali non partono da casa con
scarponi, cesto e bastone alla loro esclusiva
ricerca, come avviene per esempio in certe zone
dell'Appennino dove i "Porcini", il più delle
volte unica preda designata, sono addirittura
indicati semplicemente come i "Funghi". |
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Delle 4 specie indicate con il nome volgare di
"Porcini", caratterizzate dal gambo obeso nel
giovane e ornato da un reticolo in rilievo,
dall'imenio prima bianco giallino, infine verde
olivastro, e dalla carne immutabile al taglio,
sembra essere completamente assente il solo
Boletus aereus, il "Porcino nero", amante dei climi più temperati.
Si possono trovare invece esemplari sia di
Boletus edulis, con cappello bruno vischioso e gambo con reticolo
bianco su sfondo biancastro.
Boletus
aestivalis, con cappello bruno-ocraceo mai
vischioso, facilmente screpolato e gambo
nocciola con reticolo su tutta la lunghezza e,
occasionalmente sotto Pino o Faggio, anche
Boletus
pinophilus, comunque il meno pregiato, con
tonalità ovunque più rossicce. Da segnalare che
il consumo di esemplari di "Porcini" crudi, se
pur giovani, può causare fastidiosi disturbi
gastrointestinali. |
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Boletus aestivalis | Boletus pinophilus |
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Boletus erythropus ("Faree") | |
Il "faree", quello vero, è
Boletus
erythropus, specie relativamente comune nei
boschi di Faggio, di Castagno e di Abete,
caratterizzato dal cappello sempre finemente
vellutato e mai viscido, bruno-fuligginoso o
bruno-rossiccio, dal gambo inizialmente obeso
poi cilindrico, molto tipicamente fittamente
punteggiato di rosso carminio su fondo
giallastro, macchiato di blu-nerastro per
sfregamento o compressione, dall'imenio
inizialmente giallo poi molto presto rosso cupo,
dalla carne gialla, al taglio rapidamente
virante al blu. Considerato dai cercatori
esperti ottimo commestibile, addirittura
migliore del "Porcino" soprattutto per la
maggiore consistenza della carne, necessita
comunque di una adeguata cottura e presenta
l'inconveniente, per i cercatori meno esperti,
che tra i
Boletus a pori rossi vi sono alcune specie
tossiche, se pur non comuni da noi in quanto
amanti dei climi temperati.
Boletus
erythropus è comunque differenziabile da un
occhio esperto per la caratteristica
assolutamente unica della punteggiatura rosso
carminio sul gambo. |
|
Esiste un'altra specie, raccolta talora
consciamente, talora per errore, alla quale
viene attribuito il nome volgare di "Faree",
pure comune nei boschi di Faggio, di Quercia e
di Abete. Si tratta di
Boletus
luridus, commestibile di minor pregio, solo
dopo adeguata cottura e pure con qualche
riserva.
Si differenzia da
Boletus erythropus
soprattutto per il cappello più
chiaro, di un
bruno-giallastro-olivaceo, e per
il gambo ornato da un grossolano
reticolo rosso scuro a maglie
allungate
|
|
Xerocomus badius ("Badius") | |
Il "Badius" è un fungo molto ricercato in
autunno, comune nei boschi di conifere o misti
in terreno acidificato dalla abbondanza di
residui vegetali. Si riconosce per la cuticola
del cappello finemente vellutata nel giovane,
quasi liscia e lucente nel vecchio con tempo
secco, vischiosetta a tempo umido, per l'imenio
prima giallino, poi giallo olivastro, infine
verde olivastro, virante al blu per
compressione, per il gambo di colore
giallo-fulvastro con superficie appena
fibrillosa, per la carne al taglio solo appena
virante al blu, specialmente sopra i tubuli. |
|
Può essere confuso dai meno esperti con i più
pregiati "Porcini", in particolare con
Boletus
pinophilus, che tuttavia hanno gambo ornato
da un reticolo a maglie fini e carne
assolutamente immutabile al taglio, o con altri
Xerocomus di minor pregio, ma comunque commestibili. |
|
Il "Badius", in tempi non
molto lontani attribuito al genere
Boletus
con il nome di
Boletus
badius, presenta effettivamente caratteri
tipici del Genere
Boletus
(per esempio, cuticola gelificata a tempo umido
e portamento sovente piuttosto tozzo), tuttavia
anche caratteri tipici del Genere
Xerocomus (per esempio, pori piuttosto larghi e caratteri
microscopici della struttura imeniale),
giudicati tassonomicamente più importanti e per
questo motivo è stato successivamente assegnato
a quest'ultimo Genere, in particolare nella
Sezione
Pseudoboleti. |
Xerocomus badius (con tempo umido) |
Suillus luteus ("Pinarolo") | |
Con il nome volgare di "Pinarolo" vengono
indicate quelle
Boletales
assegnate al Genere
Suillus,
Genere caratterizzato dal cappello con cuticola
vischiosa o glutinosa, crescenti sotto i Pini. |
|
con cappello brunastro o bruno-cioccolata,
talora con sfumatura violetta, l'unico del
Genere ad avere il gambo munito di un vero e
proprio anello, ampio e membranoso, sia il pure
ricercato
Suillus granulatus, con cappello di regola
più chiaro, sul bruno giallastro, imenio
secernente goccioline opalescenti, gambo
ricoperto da una minuta granulazione e,
soprattutto, privo di anello.
Suillus granulatus
ha un sosia,
Suillus
collinitus, che non secerne goccioline
opalescenti dall'imenio, che è riconoscibile
soprattutto per i residui miceliari rosa-arancio
alla base del gambo, ma che comunque predilige
le pinete costiere e presenta identiche
caratteristiche di commestibilità. |
|
Riguardo il loro utilizzo alimentare, è sempre
consigliabile utilizzare solo esemplari giovani,
in quanto la carne di questi funghi diventa
rapidamente molle e quindi poco gradevole al
palato, asportare la cuticola, eccessivamente
viscida, l'imenio, troppo molliccio, e la parte
dura del gambo.
Inoltre è importante
sapere che i
Suillus,
anche commercializzati allo stato secco,
possono
causare su alcune persone fastidiosi effetti
lassativi. |
Suillus granulatus |
Hydnum repandum ("Barbone") | |
Hydnum repandum,
il "Barbone" per il suo imenio costituito da
aculei simulanti in un qualche modo i peli di
una barba, è considerato nella letteratura
micologica come commestibile non eccelso. Per
contro è molto apprezzato dai "fungiat" locali,
che, anche se non partono certo nelle prime ore
della mattina designandolo come loro principale
preda, quando lo vedono non lo lasciano certo
sul terreno. Fungo polimorfo per la variabilità
della forma, delle dimensioni e anche
dell'aspetto del cappello, più o meno vellutato
con colore dal giallo-rosato al
giallo-aranciato, è tuttavia di facile
identificazione per il portamento abbastanza
massiccio, per l'imenio costituito da aculei
pallidi un po' decorrenti sul gambo e per
l'odore leggero ma gradevole. |
|
Può essere confuso sul terreno con il più famoso
e pregiato
Cantharellus cibarius, dai tanti nomi volgari, "Finferlo", "Gialletto",
"Giallino", "Gallinaccio", pure saltuariamente
presente nei "nostri" boschi, comunque
facilmente distinguibile dopo raccolto per
l'imenio pseudolamellare a pliche. |
|
Viene invece confuso, e raccolto come "Barbone",
Hydnum rufescens, dal portamento meno robusto, dal cappello più
regolare e di un colore aranciato più vivace,
dall'imenio ad aculei non decorrente sul gambo
che è centrale (per lo più eccentrico in
H.
repandum), comunque pure commestibile se pur
di minor pregio in quanto amarognolo.
Da segnalare che anche esemplari molto
maturi di
H.
repandum possono risultare sgradevolmente
amarognoli. |
Hydnum rufescens |
Clitocybe nebularis ("Grigione") | |
Clitocybe nebularis
è tra i funghi più
diffusi, conosciuto con vari nomi volgari, tra
cui "Grigione", "Biancone", "Nebbione",
"Ordinale", ricercato ancora da molti come
ottimo commestibile. Tuttavia ogni anno i casi
di intossicazione legati al suo consumo
segnalati agli Ispettorati micologici, sia dagli
ospedali che da singoli consumatori, sono sempre
molto numerosi. Si tratta prevalentemente di
sindrome di tipo gastrointestinale che insorge
di solito dalle 2 alle 6 ore dopo il pasto e
richiede 1 o 2 giorni per una completa
risoluzione, con sintomatologia manifesta di
nausea intensa, vomito, stordimento, mal di
testa e diarrea. Per questi motivi
Clitocybe
nebularis è stata tolta già dal 1995
dall'elenco delle specie fungine commerciabili
sul territorio nazionale e successivamente è
stata oggetto di numerose ricerche per definire
la sua composizione chimica. |
|
La pubblicazione dei risultati di tali ricerche
non lascia margine di dubbio sulla presenza in
questo fungo di più sostanze tossiche, non
eliminabili né mediante l'operazione di
prebollitura con eliminazione dell'acqua prima
della cottura, né per decomposizione durante la
cottura stessa. |
|
Il raggiungimento della soglia critica oltre la quale le tossine di questo fungo esplicano la loro azione negativa sull'organismo umano, variabile presumibilmente per ogni individuo, può avvenire per il consumo in un singolo pasto "abbondante", oppure per accumulo a seguito di più pasti "normali" ravvicinati, in quanto queste tossine sono eliminate con difficoltà, quindi lentamente, dal nostro organismo. | |
Clitocybe nebularis al Parco del Lura | |
Macrolepiota procera ("Mazza da tamburo") | |
La
Macriolepiota procera deve il suo nome
volgare "Mazza di tamburo" alla forma degli
esemplari con cappello ancora chiuso sul gambo.
è
specie ubiquitaria, presente nei "nostri" boschi
e boschetti nell' autunno inoltrato anche in
prossimità dei centri abitati. Fungo di grande
taglia, con cappello fino e oltre i 30 cm di
diametro, è distinguibile dalle altre
Macrolepiota soprattutto per il gambo
"tigrato". In particolare questa caratteristica
è utile per separarla dalle
Macrolepiota del Gruppo
rachodes,
con carne leggermente arrossante al taglio,
recentemente inserite nel nuovo Genere
Chlorophyllum, sulle quali pende qualche
sospetto di tossicità. |
|
La "Mazza di tamburo" deve essere utilizzata in
cucina previa eliminazione del gambo e della
parte centrale del cappello, in quanto coriacei
e quindi indigesti. Inoltre è molto importante
utilizzare solo esemplari giovani.
A questo proposito occorre sottolineare che il
cappello non completamente disteso non è un
indizio sicuro di freschezza, in quanto dopo lo
stadio di massima apertura potrebbe essere
semplicemente dovuto ad un inizio di
invecchiamento. Per questo è necessario valutare
bene che la carne sia consistente e,
soprattutto, che le lamelle siano completamente
bianche, prive di macchie color ruggine.
Infine si ricorda che la pratica di cucinare i
cappelli delle "Mazze da tamburo" in padella o
su piastra come fossero fettine di carne o
cotolette, comporta il rischio di inadeguata
cottura con conseguenti possibili disturbi
gastrointestinali. |
|
Armillaria mellea ("Chiodino") | |
Armillaria
mellea, il popolare “chiodino”, è specie
molto ricercata nel nostro territorio, dove è
largamente diffusa nel tardo autunno alla base e
su ceppaie di “latifoglie”, in particolare di
“robinie” dove è considerata essere
particolarmente pregiata. E’ riconoscibile per
il cappello color miele o olivastro, cosparso di
fini squame erette fugaci, per l’anello
persistente superiormente striato, fioccoso
cotonoso al margine e per la crescita di regola
cespitosa. Considerata ottimo commestibile, e
per questo anche ampiamente commercializzata, è
tuttavia da consumarsi con prudenza e senza
eccessi, utilizzando solo esemplari freschi,
privati dei gambi coriacei e indigesti, e ben
cotti dopo una prebollitura di almeno venti
minuti in acqua, che andrà eliminata, per
privarli di alcune sostanze tossiche
idrosolubili che possono effettivamente essere
presenti. Queste norme prudenziali sono
necessarie considerando che il "chiodino" è al
primo posto tra i responsabili di ricoveri
ospedalieri per ingestione di funghi, se pur con
esito per lo più favorevole. |
|
Armillaria mellea dai ricercatori non veramente esperti, può essere confusa praticamente con tutte le specie a crescita cespitosa. | |
Tuttavia le specie tradizionalmente considerate
sosia pericolosi del “chiodino” sono alcuni
Hypholoma,
i “falsi chiodini”, la cui principale
caratteristica di differenziazione è l’assenza
di un vero anello, consistente e persistente.
Inoltre, si è verificata talora tragica
confusione anche con la mortale
Amanita
phalloides, che presenta come elemento
distintivo principale una volva membranosa alla
base del gambo, carattere non osservabile se
raccolta tagliandola con il coltello a metà
gambo, come è d'uso fare con i "chiodini". |
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Tricholoma portentosum ("Portentosum") | |
Il
Tricholoma portentosum è l'ultima preda
dell'anno dei "nostri" boschi, boschi in cui ci
sia presenza di Pino silvestre. Cresce infatti
nel tardo autunno o inizio inverno, e talora,
raccontano gli anziani "fungiat" della zona,
sono state fatte abbondanti raccolte anche
durante le feste di Natale tra le chiazze di
neve. Per questo quando si va alla ricerca del
"Portentosum" il più delle volte è l'unica preda
designata della spedizione. Le caratteristiche
distintive di questo fungo sono il cappello
sericeo-lucente, radialmente fibrilloso, di un
colore complesso grigio ardesia con sfumature
violacee e/o giallognole, il gambo liscio,
bianco sovente sfumato di giallo, la carne
bianca o un po' giallina, con odore e sapore
gradevoli di farina fresca. |
|
Il "Portentosum", opportunamente cucinato, è
sicuramente un ottimo commestibile, tuttavia
presenta l'inconveniente, di non poco conto, di
avere dei sosia più o meno tossici tra gli altri
Tricholomi grigi, e di essere quindi un fungo
per veri esperti. |
|
Tra questi sosia,
Tricholoma
josserandii (ex
Tricholoma
groanense), fortemente tossico, con cappello
grigio topo, assenza di sfumature gialle sul
gambo e odore di cimice (per questo noto anche
con il nome volgare di "Cimicino"), risulta
particolarmente insidioso per la crescita nel
medesimo periodo e nel medesimo habitat di
T.
portentosum.
è
infatti possibile incontrare esemplari delle due
specie tra loro vicini, inducendo quindi un'alta
probabilità di confusione. |
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T. portentosum e, a destra, T. josserandii )tossico) | |
L'angolo della cucina: Il " Portentosum" | |||||||||||
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Attività del Gruppo 2015: Lo studio scientifico | |
Il Gruppo Micologico G. Ceriani è la sezione di
Saronno, una delle oltre 100 in Italia,
dell'Associazione Micologica Bresadola con sede
a Trento. Persegue finalità di promozione
culturale ed ecologica e si propone 4 obiettivi
qualificanti:
Associativo,
mediante una serie di attività in cui tutti i
livelli di competenza trovano voce e spazio.
Sanitario,
prevalentemente mediante attività, sempre
aggiornata, di prevenzione a intossicazioni e
avvelenamenti.
Ecologico.
La necessità di conoscere e preservare gli
ambienti di crescita dei funghi induce a una
sensibilità ecologica a tutto campo.
Scientifico.
Lo studio della micologia nei vari aspetti e in
particolare la determinazione delle specie
mediante ricerche bibliografiche, analisi
macroscopiche, analisi microscopiche e reazioni
chimiche, rappresentano l'attività di punta. |
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Tra le tante specie studiate e determinate dal
nostro gruppo di esperti nel 2015, negli
abituali incontri del lunedì sera, particolare
interesse ha suscitato un piccolo fungo di
colore arancio,
cresciuto in numerosi esemplari su
ramoscelli di robinia. Il cappello, di non più
di 1 cm, è costituito in pratica solo da una
sottile pellicola che lascia intravvedere il
sottostante imenio a nido d'ape; il gambo è
corto o cortissimo, posto in posizione laterale.
Si tratta di
Favolaschia calocera, una specie di
origine tropicale, "sbarcata" in Italia con
qualche carico dal porto di Genova, da dove si è
diffusa colonizzando i ramoscelli di robinia
presenti nei boschi dei dintorni, colorandoli di
arancio. Negli ultimi anni è stata segnalata in
altre località e ora anche nella nostra zona,
nel Parco delle Groane in località Cogliate, da
uno dei nostri esperti (sopra impegnato al
microscopio). |
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Favolaschia calocera | |
Attività del Gruppo 2015: L'aspetto associativo | |
L’attività del nostro Gruppo nel 2015, in
riferimento all'aspetto associativo, si è svolta
secondo appuntamenti ormai tradizionali: in
primavera l'incontro d'apertura con proiezione
di immagini e filmati relativi alle attività
dell'anno precedente, quindi
la partecipazione alla manifestazione
cittadina “Associazioni in piazza” e una serie
di serate in sede con proiezione di belle
immagini, nelle quali il tema funghi è stato
arricchito di volta in volta con la
presentazione delle località meta delle
escursioni e con altre immagini di carattere
naturalistico; in autunno, a metà Settembre la
“gita di studio”, per il terzo anno a Vigo di
Fassa nelle Dolomiti trentine, quindi a inizio
ottobre il “pezzo forte” della nostra attività,
la Mostra Micologica Città di Saronno, dove sono
state esposte oltre 250 specie di funghi,
determinate in modo rigorosamente scientifico
dagli esperti del Gruppo, ma con una
ambientazione ancora una volta dedicata al mondo
favolistico dei bambini. |
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Il nostro annuale fascicolo, contenente i primi
rudimenti di micologia presentati come risposte
alle più frequenti domande che si pone chi si
avvicina da neofita al curioso mondo dei funghi,
arricchito da schemi e simpatiche vignette, è
stato distribuito da un socio "perfettamente"
vestito da
Amanita muscaria.
L'anno sociale si è infine concluso con il
pranzo sociale, dove come sempre i funghi sono
stati ben rappresentati, ma nei "giusti"
quantitativi, e con il brindisi di fine anno in
sede. |
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